6.5
- Band: DISEMBODIMENT
- Durata: 00:30:00
- Disponibile dal: 11/07/2025
- Etichetta:
- Everlasting Spew Records
Con “Spiral Crypts”, i canadesi Disembodiment firmano un debutto solido e sicuro, che si inserisce con convinzione nel solco tracciato da quella folta schiera di gruppi death metal degli ultimi dieci anni (abbondanti) votati a un’estetica torva, obliqua e profondamente cavernosa. Un’estetica che ha nei seminali Incantation i suoi numi tutelari e che si nutre di una produzione ruvida, di tempi slabbrati e di un costante senso di soffocamento.
Il gruppo non fa molto per nascondere le proprie coordinate: “Spiral Crypts” è un lavoro monolitico, quadrato, coerente nella sua ortodossia. Ma non per questo privo di piccoli scarti o sprazzi che riescono, qua e là, a rendere più dinamico il fluire del disco. È proprio in queste deviazioni che si intuisce un background più ampio da parte di alcuni membri, forse cresciuti con ascolti meno rigorosamente incastonati nel death-doom più opprimente e criptico.
L’attacco dell’opener “Morbid Infestation”, ad esempio, è tutto giocato su un groove autoritario e muscolare, che può persino ricordare alla lontana certe pulsioni hardcore, tanto per immediatezza quanto per fisicità. Un’introduzione vigorosa, che dimostra fin da subito una certa consapevolezza nella gestione dei tempi e dell’impatto. A colpire è anche la title-track, il cui break centrale si apre a una parentesi quasi ambientale, spettrale e straniante, che interrompe l’assalto con un momento di rarefazione e mistero, accrescendo l’atmosfera del disco e suggerendo una capacità narrativa non scontata.
Non mancano poi dei momenti più rozzi e diretti: il finale di “Stygian Overture” e l’attacco di “Larval” si muovono tra bordate midtempo e riff asciutti, rievocando tanto i giapponesi Coffins quanto i Bolt Thrower dei primissimi anni. C’è insomma anche spazio per una certa ignoranza primordiale, ben incastonata nel tessuto generale del disco. “Infected to Rot”, infine, si distingue per uno sviluppo più nervoso e tumultuoso, quasi alla Rottrevore, che devia temporaneamente dalla densità degli altri brani per inseguire una furia più compatta e viscerale.
Siamo chiaramente nell’ambito delle sfumature: “Spiral Crypts” resta, in fin dei conti, un album devoto a una scuola ben precisa, che non ambisce alla rivoluzione, ma nemmeno si perde in un esercizio di stile troppo dozzinale. Ogni brano è cesellato con una certa cura e la produzione, fangosa ma potente, contribuisce a restituire quella botta che ogni estimatore del genere sa riconoscere e apprezzare. In una corrente death metal in cui originalità e freschezza non sono necessariamente le chiavi di volta, la proposta dei Disembodiment si fa dunque forte di una certa conoscenza della materia e di una scrittura mediamente attenta, anche quando si muove tra cliché già abbondantemente esplorati.
Certo, l’ombra del recente, portentoso, debutto dei Corpus Offal incombe minacciosa, alzando l’asticella in termini di impatto e varietà, tuttavia “Spiral Crypts” si lascia ascoltare, mostrando qualche sprazzo di genuino estro, per una tracklist che probabilmente non stravolgerà nessun ascoltatore navigato, ma che saprà soddisfare chi cerca l’ennesimo viaggio nei recessi più oscuri e umidi del death metal underground.