7.0
- Band: DISENTOMB
- Durata: 00:32:14
- Disponibile dal: 13/10/2014
- Etichetta:
- New Standard Elite
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“Sunken Chambers Of Nephilim”, nonostante abbia raccolto un insperato seguito e fornito una nomea di tutto rispetto per i Disentomb, non ci aveva poi molto impressionato, visto che, scavando sotto una artificiosa superficie, venivano a galla tutte le imperfezioni e le ingenuità del caso, certamente fisiologiche per un debut album ma proprio per questo castranti circa il risultato finale raggiunto. Oggi però possiamo parlare di un positivo miglioramento per i ragazzi australiani, che con “Misery” sembrano aver lavorato a lungo sulle proprie debolezze cercando di realizzare un lavoro formalmente inattaccabile. Lasciate giustamente da parte infatti le sterili “slammate” che ammorbavano il precedente lavoro, ci si concentra maggiormente su una riuscitissima e costante fusione tra la brutalità e la tecnica della maggior parte del lavoro, con altrettanti continui richiami ad un mood atmosferico per niente fuori luogo, ma che anzi dona una profondità ed un contesto più affascinante dietro al quale innestare il moderno death metal dei Nostri, che fatto tesoro dei padri fondatori del genere, cerca oggi di spostarsi un passo oltre. Sono molti infatti gli elementi che confermano l’attitudine “contemporanea” del quartetto: partendo dalla produzione, nitida e pulita, passando dall’operato dei musicisti con i propri strumenti fino al versante estetico e promozionale, è chiara la totale mancanza di nostalgia per i tempi che furono del death metal a stelle strisce, il quale, pur rimanendo un’importante punto di partenza per i Disentomb, risente però inevitabilmente anche delle correnti tetre e sgangherate che proprio a quelle latitudini sembrano aver attecchito particolarmente bene, un nome su tutti gli Ulcerate che come un morbo incurabile sembrano contagiare qualsiasi band decida di inserire parti atmosferiche all’interno dei proprio brani. In ogni caso, bastano pochi secondi di “An Edifice Of Archbestial Impurity” per notare la benigna evoluzione subita dal combo australiano: riff tecnici ma mai troppo veloci, batteria attenta alle finezze ma anche a non perdere mai un certo senso di linearità, un growl ultra-gutturale e quasi incomprensibile sono i primi elementi che saltano subito all’orecchio, mentre saranno necessari reiterati ascolti per godere appieno del versante atmosferico che, se dapprima sembrerà banalmente utilizzato per spezzare il ritmo, in seguito troverà nell’ascoltatore uno squisito senso logico che rappresenta in definitiva l’elemento peculiare e vincente di questo “Misery”. Non a caso, saranno proprio “Vultures Descent”, “Megaliths Of Despair” e “Forced Adornment Of The Funerary Crown” gli episodi più notevoli del platter, che pur allontanandosi dagli standard stilistici dei Disentomb, riescono definitivamente ad innalzare la band dal mare magnum di uscite analoghe che oggi intasano il mercato discografico. Un’importante passo è stato fatto dai Disentomb in termini di carattere e personalità, vedremo se riusciranno in futuro a piazzare il definitivo pezzo da novanta nella loro discografia ed alzare definitivamente il tiro della loro proposta.