7.0
- Band: DISILLUSION
- Durata: 00:10:20
- Disponibile dal: 10/07/2016
Spotify:
Apple Music:
Il flop (tutto sommato ingiusto) di “Gloria” è stato pagato a caro prezzo dai Disillusion, che dopo essersi separati dalla Metal Blade Records si sono chiusi in un silenzio preoccupante. Tra cambi di line-up, false partenze e tanta sfiducia, il gruppo ha impiegato quasi un decennio per ricompattarsi e riprendere la propria attività. Le avvisaglie di un vero e proprio ritorno sulle scene erano emerse già lo scorso anno, quando il quartetto ha proposto l’acclamato debut album “Back to Times of Splendor” per intero in concerto, ma è l’EP autoprodotto “Alea” a fornire la definitiva conferma della autenticità di questo insperato comeback. I tedeschi rompono il silenzio con una composizione che può essere vista come un’appendice, importante, di quanto mostrato sino al 2006. “Gloria”, ricco di sperimentazioni e spesso incentrato su una vena industriale e claustrofobica, aveva rappresentato una svolta drastica – e forse troppo repentina – rispetto al melodic death metal epico e progressivo di “Back…”. “Alea” prova a fungere da collegamento tra i due album, offrendo una suite nella quale si alternano con sapienza sontuose riflessioni strumentali, fini orchestrazioni e crescendo progressivi. Non sono presenti elementi extreme metal o growling vocals, ma il suono è indubbiamente ben più organico di quello ostentato su “Gloria”: la freschezza e la pulizia delle parti di chitarra e batteria suonano come una manna dal cielo per chi preferisce spartiti privi di artifici, filtri ed eccessive manipolazioni. I Disillusion, pur evitando di cambiare ancora radicalmente le regole del loro gioco, continuano a portare avanti una propria idea di metal progressivo, questa volta più suonato che inventato a tavolino, dove ogni strumento è perfettamente calato nel quadro d’insieme. Se a latitare è l’aggressività degli inizi, ciò che non manca è il calore dell’esecuzione, il pathos delle melodie e l’atmosfera totalmente avvolgente della narrazione. La band di Lipsia dà sempre l’impressione di trovarsi a suo agio nei territori dove il margine d’azione è più ampio, quindi non stupisce che, tra vari ondeggiamenti, “Alea” arrivi a superare i dieci minuti di durata. Una composizione che cresce ascolto dopo ascolto e che in vari punti prova a richiamare la malinconia del famoso debut album. Speriamo ora di non dovere attendere troppo per ascoltare dei nuovi sviluppi.