DISILLUSION – Ayam

Pubblicato il 01/11/2022 da
voto
8.0
  • Band: DISILLUSION
  • Durata: 00:59:21
  • Disponibile dal: 04/11/2022
  • Etichetta:
  • Prophecy Productions

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Se si compilasse una classifica delle band che avrebbero potuto dare, o ottenere, di più, i Disillusion sarebbero nelle posizioni di testa: i tedeschi, dopo un album folgorante come “Back To Times Of Splendor”, acclamato da pubblico e critica, hanno imboccato un percorso non troppo lineare, andando ad esplorare sonorità differenti (soprattutto con “Gloria”) dal melodic death metal iniziale e, probabilmente vittime di una creatività esuberante che li ha portati a produrre musica troppo cerebrale per essere compresa dai più, si sono in qualche modo persi, pur non avendo mai sbagliato un colpo dal punto di vista della qualità delle loro uscite.
I detrattori affermeranno che la band di Zwickau non è riuscita a mantenere le promesse fatte agli esordi, eppure la verità è che Andy Schmidt e compagni hanno un coraggio enorme e lo dimostrano anche con “Ayam” (termine sanscrito che può essere tradotto con ‘questo’, ma il significato del titolo non è stato spiegato dalla band), un album intricato, complesso e di difficile assimilazione, ma che vale la pena di ascoltare più volte fino a quando non lo si è compreso a fondo; se “The Liberation”, tre anni orsono, aveva segnato un parziale ritorno alle origini, la nuova creatura non sembra discostarsi molto da quel percorso, anche se è marcato un ulteriore avvicinamento ad un progressive che, perlomeno come attitudine, è avvicinabile alla proposta di Katatonia o Anathema. La formazione è per tre quinti uguale a quella del disco precedente (oltre allo storico leader, sono rimasti i chitarristi Ben Haugg e Sebastian Hupfer, raggiunti dalla nuova sezione ritmica costituita dal batterista Martin Schulz e dal bassista Robby Kranz) e la produzione è stata affidata all’affermato Jens Bogren, il quale ha portato a termine un ottimo lavoro soprattutto per quanto riguarda le voci, da sempre uno dei punti di forza dei Disillusion e stavolta ancora in più incisive, con evocative clean vocals che vanno ad affiancare il riconoscibile growl di Schmidt, drammatico e versatile più che profondo. Stando alle dichiarazioni della band, “Ayam” è l’ennesimo prodotto della pandemia, con i musicisti che, trovatisi nella condizione di non poter suonare dal vivo, si sono concentrati in modo rabbioso sulla scrittura ed hanno avuto a disposizione tutto il tempo necessario per produrre pezzi lunghissimi come nel loro stile peculiare e senza pochi paragoni, otto brani che realmente vanno vissuti per essere compresi appieno, suonati con una perizia sopra la media e con una quantità di dettagli enorme. Chi è già venuto in contatto con “Am Abgrund”, il primo singolo pubblicato qualche mese fa, si sarà reso conto di quanto grandioso è il materiale qui contenuto: undici minuti in cui il melodic death metal della band esplode in tutta la sua enormità, con momenti epic metal, talvolta anche thrash, gli elementi orchestrali che hanno fatto capolino in “Alea” e, soprattutto, un campionario di riff ed assoli che è raro trovare in un album intero. “Tormento” è più coincisa ma non per questo lineare, e riesce a combinare con naturalezza l’elettronica di “Gloria”, una chitarra assolutamente prog ed i momenti più pesanti a livello vocale. Gli Opeth, band spesso citata come influenza dei tedeschi, si sentono parecchio nella malinconica “Driftwood”, perlopiù acustica e delicata come alcune ballate di “Still Life”, mentre “From The Embers” evoca le divoranti atmosfere dei Katatonia di “Viva Emptiness”, rilette con un gusto personale che la rende disperata pur lasciando un barlume di speranza. “The Brook”, il brano di chiusura, inizia spettrale ma poi nel suo incedere i ritmi salgono ed un coro primordiale si avvicina all’epicità degli ultimi Enslaved.
Con “Ayam” i Disillusion tornano finalmente agli antichi splendori, con il loro progressive death metal che rievoca la magia di un passato che sembrava ormai troppo lontano. Questa volta non c’è stato nessun stravolgimento epocale, ma semplicemente un perfezionamento della formula che aveva reso “The Liberation” un buon album, e la scelta ha ripagato; speriamo che la strada sia ritrovata per sempre.

TRACKLIST

  1. Am Abgrund
  2. Tormento
  3. Driftwood
  4. Abide The Storm
  5. Longhope
  6. Nine Days
  7. From The Embers
  8. The Brook
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