7.0
- Band: DISILLUSION
- Durata: 00:51:14
- Disponibile dal: 23/10/2006
- Etichetta:
- Metal Blade Records
- Distributore: Audioglobe
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Si può dire di tutto sui Disillusion, ma non che abbiano poco coraggio! Non sappiamo infatti quante altre band si sarebbero presentate al cruciale appuntamento col secondo full-length con un lavoro come “Gloria” dopo aver riscosso un notevole successo con il proprio debut album. Diciamoci la verità… tutti o quasi si aspettavano dal terzetto tedesco un platter di progressive death metal sulla scia di “Back To Times Of Splendor”… invece – sorpresa delle sorprese – i Disillusion si riaffacciano sulle scene con un album che non c’entra praticamente nulla con il suo predecessore, tanto che per gran parte della tracklist sembra di ascoltare l’operato di un altro gruppo. Se circa due anni fa i Disillusion potevano infatti essere descritti come una esaltante mistura di Edge Of Sanity, Soilwork e primi Anathema, oggi simili termini di paragone appaiono completamente fuori luogo. Per intenderci, provate ora a pensare al sound di Nine Inch Nails, Ulver, Ephel Duath e Rammstein… questi sono i primi nomi che sopraggiungono alla mente durante l’ascolto di “Gloria”. La band ha quasi del tutto mutato pelle e si è gettata a capofitto in un altro genere che, a ben vedere, non sappiamo nemmeno noi come definire. Progressive, industrial, dark rock, trip hop e chi più ne ha, più ne metta! Sperimentazioni a go-go per un risultato finale che al primo ascolto lascia a dir poco di stucco, ma che già dal secondo mette in luce parecchie soluzioni affascinanti, in grado davvero di destare l’interesse di chi è solito definirsi una persona “open-minded”. I fan della prima ora e tutti coloro che avevano adorato lo stile di “Back To Times Of Splendor” probabilmente inorridiranno ad ascoltare la gamma impressionante di effetti che è solita coprire la voce (rigorosamente pulita) di Schmidt (un tempo noto come Vurtox), i suoni sbilenchi che spesso vengono partoriti dalle chitarre oppure l’andatura a tratti cyber di molte delle nuove composizioni. Ma, allo stesso tempo – se si sarà veramente attenti – non si potrà fare a meno di notare che tante delle melodie presenti nelle song non sono poi così lontane da quelle del precedente album, o che qua e là è ancora possibile rintracciare quei cori e quegli arrangiamenti orchestrali che tanto avevano reso celebre il gruppo. Insomma, i Disillusion sono cambiati moltissimo, però sono riusciti anche a disseminare nella tracklist delle tracce del loro recente passato, che vengono a galla proprio quando meno le si aspetta. Certo, non tutto è perfetto… i pezzi della parte centrale, ad esempio, non sono poi così coinvolgenti, mentre spesso ci si chiede perchè Schmidt abbia così insistito sui filtri, quando in certe parentesi d’atmosfera la sua voce “normale” avrebbe calzato a pennello. Tuttavia, “Gloria” piace e, alla fin fine, si rivela un album ispirato, coerente e tutt’altro che ruffiano. Alla luce di brani a dir poco ostici come “Avalanche” o la title track, sfidiamo infatti chiunque a definire questo disco un lavoro orecchiabile o “modaiolo”. I Disillusion si sono evoluti, ma di certo non si sono svenduti ad alcun trend. Anzi, a differenza della stra-grande maggioranza delle formazioni in circolazione oggi, hanno cercato di proporre qualcosa di vagamente nuovo. Solo per questo, massimo rispetto.