8.0
- Band: DISKORD
- Durata: 00:41:16
- Disponibile dal: 13/08/2021
- Etichetta:
- Transcending Obscurity
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I Diskord sono una band che tende a sparire dai radar, per poi tornare quando meno lo si aspetta. Il gruppo norvegese è evidentemente posseduto da un demone, quello della ricerca di soluzioni artistiche diverse da quelle ormai acquisite, soprattutto se esse sono rimaste incomprese negli anni o addirittura consegnate all’oblio. È come se il trio di Oslo, dopo anni di silenzio assoluto, sentisse sempre l’obbligo di ridare vita e sostanza alla sua carriera, sperando di immettervi sangue nuovo, un fuoco catartico di più potente impatto.
A sette anni di distanza dal notevole EP “Oscillations”, l’astronave della band torna a planare sui territori siderali del più impervio e arzigogolato techno-death metal, offrendoci un mirabile esempio di musica estrema avanguardistica.
Imprevedibile come sempre l’impianto ritmico, con un basso ingegnoso e intraprendente a prendere spesso le redini del brano per poi disegnare temi subito riconoscibili. La forza dei Diskord, in effetti, sta anche e soprattutto nel sapere tirare fuori dal cilindro dei passaggi orecchiabili e memorizzabili all’interno di un songwriting che si propone di attualizzare la vena progressive di vecchie glorie come Voivod e Disharmonic Orchestra e incrociarla con clangori metallici e vere e proprie abrasioni del tessuto musicale. L’esito è spesso straniante, tanto che si ha l’impressione di essere catapultati in un’altra dimensione, con riff spigolosi e improvvisi cambi di tempo che avvolgono e imprigionano; il senso di asfissia che talvolta emerge viene tuttavia spesso bloccato o mitigato da scosse emotive e bagliori di luce in grado di aprire orizzonti nuovi e interessantissimi all’esperienza musicale. Non siamo insomma al cospetto di una band votata al puro concettualismo avantgarde, magari elevato agli estremi livelli di sostenibilità psico-fisica: i Diskord, pur nella loro conclamata eccentricità, cercano di comporre vere e proprie canzoni, ed effettivamente pezzi come “Bionic Tomb Eternal” o “Dirigiste Radio” restano in mente già a un primo ascolto. La concezione sperimentale che permea l’intero progetto non sfocia dunque nella megalomania: “Degenerations” affascina come qualcosa di sfuggente, ma non manca mai di concederci appigli a base di chiarissimi rimandi old school death e thrash metal che grondano verità e urgenza.
Coraggiosi come sempre, i norvegesi qui mettono insieme un disco che ha il grande pregio di unire forma e contenuto sotto una visione d’insieme personale, lontana dal revival più scontato così come dalla presunzione di certe band di ultima generazione che puntano soltanto sull’astrattismo. In questo i Diskord ricordano altri capisaldi del movimento avantgarde/estremo norvegese – Ved Buens Ende, Obliteration, Fleurety… – confermandosi una formazione che ha dalla sua una pirotecnica creatività, ma anche una apprezzabilissima concretezza di fondo.