7.0
- Band: DISMA
- Durata: 00:22:04
- Disponibile dal: 09/06/2022
- Etichetta:
- Necroharmonic Productions
Spotify:
Apple Music non ancora disponibile
Prima che tutto prendesse una piega instabile a causa dell’ottusità di Craig Pillard – incapace, tra scuse e improvvise marce indietro, di prendere una posizione netta sulle sue (vecchie?) simpatie naziste – i Disma erano legittimamente considerati tra i leader dell’underground death metal degli anni Duemila, grazie a un demo eccellente, un singolo altrettanto valido e, soprattutto, un primo full-length, il fortunato “Towards the Megalith”, che aveva soddisfatto tutte le grandi aspettative venutesi a creare. Non si può dire che da lì in poi la death metal band statunitense abbia perso smalto in studio, ma le giuste e insistenti polemiche sorte attorno al frontman e i conseguenti cambi di line-up hanno portato a lunghi silenzi e a una situazione di incertezza che di certo non hanno contribuito a risollevare il nome Disma.
Oggi il quartetto vive dunque nell’ombra e si ritrova a pubblicare materiale senza grande preavviso, escluso dal circuito dei festival e dal roster delle etichette più in vista del settore. “Earthendium”, nuovo capitolo di questo incerto corso della band, è stato di recente lanciato a sorpresa e vede il gruppo procedere nel solco tracciato dalle opere precedenti, nei disegni oscuri di un soffio vitale che alterna luci e ombre, densità e abisso. Miscelando la classica scuola Incantation con influssi del più antico death metal di matrice finlandese, i Disma allestiscono un suono fosco e minaccioso, che celebra una maestosità ed una emotività primitiva.
Con il passare del tempo, la proposta della band si è spostata su registri sempre più controllati, sottolineando con più insistenza il bagaglio doom e un’indole riflessiva che non concede più grande spazio a groove e sferzate di energia, nonostante qualche accelerazione abbia comunque luogo. Il materiale degli esordi e di “Towards the Megalith”, pur aderendo allo stesso mood luttuoso, era un po’ più dinamico e movimentato, ma, evidentemente, alla lunga la dipartita del chitarrista Daryl Kahan (Funebrarum) si sta facendo sentire nell’economia del sound della formazione, che oggi deve trovare altri modi per esprimersi e andare oltre l’alchimia delle origini. In ogni caso, le tre tracce dell’EP si snodano concettualmente all’interno del consolidato schema della band, aggrappandosi agli elementi cardine dello stile Disma con una maturità ed una consapevolezza indubbie. Notevoli, in particolare, le melodie di “Beyond the Dimensionless” e della title-track, le cui linee sembrano a tratti la voce di un cerimoniere che predica il suo mantra, a dimostrare come le capacità in termini di songwriting degli statunitensi restino su livelli più che dignitosi. “Earthendium” e la sua ventina di minuti di musica non sfigurano insomma davanti al resto del repertorio, facendo a questo punto presagire sviluppi interessanti in ottica full-length.