6.5
- Band: DISMAL
- Durata: 00:46:39
- Disponibile dal: 01/04/2003
- Etichetta:
- Dreamcell 11
- Distributore: Audioglobe
Spotify:
Apple Music:
I Dismal sono un terzetto piemontese giunto ormai al secondo full lenght dell’originale percorso artistico sin qui intrapreso. Pur gravitando all’interno del circolo metal, e specialmente quello di marchio estremo, questo “Rubino Liquido (Three Scarlet Drop)” non ha nulla, o quasi, della musica che anche lontanamente possa essere associata al metal. Certo, le emozioni della musica dei Dismal ben si prestano anche ad un pubblico metal ‘open minded’ già avezzo ad infiltrazioni sonore che esulano dal campo metal in quanto tale. Questa seconda release su lunga distanza ci rivela molte cose riguardo ai Dismal: un gusto raffinato per la musica, una vena innovativa e sensibile a moltissime influenze, una capacità di curare il suono in ogni suo minimo dettaglio. Ci troviamo davanti ad un’opera teatrale, a una colonna sonora, ad un leit motiv di un’esperienza vissuta; la musica dei Dismal si astrae e diventa esperienza emotiva. “Rubino Liquido” è un lungo cammino fatto di suoni e colori. Il trio piemontese ha a propria disposizione un’intera orchestra, abile a donare uno sfondo classicheggiante all’intera opera. Le parti di chitarra, basso e batteria sono minime, minimali e quasi impalpabili, come tutta l’atmosfera dell’album. Elemento costante, imprescindibile dei Dismal è l’atmosfera decadente, e poco importa se a tratti lo stile si avvicini velatamente al dark o al gothic o a qualche genere affine… la musica dei Dismal è inclassificabile ed è inutile cercare di trattenerla all’interno di schemi musicali di cui non fa parte. Nota di merito è la voce femminile di Ae, bellissima ma anche sapiente nel creare belle metriche e parti vocali degne di nota, mentre il discorso inverso va fatto per il cantato maschile, poco convincente. La pecca di quest’album è la struttura: le canzoni non sembrano canzoni, a parte “Chemical Nature Of Rubedo” che ha una struttura più ‘classica’ per un brano, là dove le altre canzoni si mescolano insieme diventando un tutt’uno secondo un filo conduttore costante. Il ritmo è sempre lentissimo, soffuso, sofferto, malinconico, e non tutti i passaggi sono memorabili (bello però l’assolo – l’unico dell’album – di chitarra su “Stàsi”). Un album in definitiva di difficile classificazione e interpretazione, che presenta momenti se non noiosi perlomeno poco incisivi. Una musica da teatro, un sogno che potrà essere indimenticabile per alcuni di voi. Un album che ha luci ed ombre, ma che resta un lavoro d’effetto per chi voglia addentrarsi in una dimensione oscura.