8.0
- Band: DISMEMBER
- Durata: 00:38:07
- Disponibile dal: /03/2004
- Etichetta:
- Karmageddon Media
- Distributore: Audioglobe
L’attesa è stata lunga, ma alla fine i Dismember sono tornati! Come al solito dopo la pubblicazione di un disco (in questo caso “Hate Campaign”, datato 1999) si erano perse le loro tracce, erano circolate voci di scioglimento e tour su tour erano stati annullati. Poi, l’anno scorso, ecco giungere la notizia che i nostri erano entrati in studio e, subito dopo, una serie di date tenute qua e là in Europa, tra cui due indimenticabili qui in Italia! E ora eccoci qui a parlare di “Where Ironcrosses Grow”, il sesto full length della loro storia, un concentrato di puro death metal svedese come quello che ormai quasi solo loro sono in grado di produrre. Meno incline a puntate in territori classic metal del suo predecessore, l’album si rivela sin dalla prima traccia, la title track, come una sorta di incrocio tra le sonorità ferali e criptiche dell’indimenticabile debut “Like An Everflowing Stream” e quelle più controllate e lineari di “Death Metal”, loro terzultimo disco. La produzione ricalca molto quella del debutto e la presenza di nuovo piuttosto considerevole di marcissime tracce cadenzate riporta prepotentemente a galla lo spettro degli Autopsy, ovvero una delle band che più ispirò i Dismember ad inizio carriera. D’altro canto però non mancano brani più spediti e diretti sullo stile degli ultimi lavori: “Forged With Hate”, forse il pezzo migliore del disco, con quell’immediatissimo riff portante che si ritrova non lascerà una sola testa immobile mentre le altrettanto belle “Tragedy Of The Faithful”, “Chasing The Serpent” e “As The Coins Upon Your Eyes” mettono in mostra un approccio lievemente meno esasperato alla materia riffing e pongono sugli scudi David ‘Roby’ Blomqvist, il quale dà libero sfogo alla sua grandissima passione per il metal classico e per i Maiden soprattutto nel finale della succitata “Tragedy Of The Faithful”. Un vero saggio di bravura questo “Where Ironcrosses Grow”, un album che giustamente non presenta nulla di innovativo e che vede i Dismember riproporre ancora in maniera sublime ciò che li rese celebri quindici anni fa. Sempre onesti, professionali e ineguagliabili… al contrario di altri che invece di suonare col cuore corrono dietro alle mode e preferiscono collezionare figurine (sono arrivati alla quinta) o comporre ‘colonne sonore’ di dubbio gusto e utilità. Che costoro possano essere presto abbandonati dalle masse che tanto rincorrono… cosa che invece non potrà mai accadere a Matti Karki e soci. Hail Death Metal!!!