7.0
- Band: DISSOCIA
- Durata: 00:41:25
- Disponibile dal: 21/03/2025
- Etichetta:
- Willowtip Records
Esordio assoluto, pronti-via con il primo full-length album, per il duo ispano-americano Dissocia, che pubblica per Willowtip Records il qui presente “To Lift The Veil”. Ed in un certo senso ‘il velo si solleva’ proprio, con questa prima opera, mostrando le inequivocabili capacità tecniche e le indubbie velleità compositive di una formazione che non ha certo paura di mettere ben in evidenza abilità strutturali e di songwriting già fuori dalla norma.
Daniel R. Flys e Gabriel Valcazar sono musicisti non sulla bocca di tutti, ma comunque ben noti in certo ambiente estremo: Daniel, che nei Dissocia è il polistrumentista, il vocalist, il factotum e l’unico compositore, suona negli Eternal Storm e da qualche tempo è il cantante degli ottimi prog-deathster andorrani Persefone; Gabriel, invece, suona nei Wormed e nei Cancer inglesi, e nei Dissocia pesta le pelli.
Chiarito ciò, in “To Lift The Veil” troverete una manciata di brani fantasiosi ed in parte temerari, ascrivibili alla scena, peraltro piuttosto frammentaria, progressive-techno-death metal, suonato però in salsa iper-moderna, compressa e usando molteplici soluzioni ai synth, tanto da evidenziare piuttosto chiaramente influenze atmosferiche di gusto synth- e dreamwave.
I brani, pur spaziando tra una molteplicità di sensazioni ed emozioni, avendo come filo conduttore le dieci dita creative del musicista spagnolo, denotano una compattezza ed una volontà organica invidiabile, aspetto della musica dei Dissocia che piace fino a un certo punto. Difatti, paradossalmente immerse nella loro diversità, è comunque molto difficile farsi imprimere in mente un titolo di canzone dopo averlo associato ad un passaggio sonoro oppure ad un ben definito spezzone di canzone. L’effetto finale, dunque, anche dopo parecchi ascolti ripetuti, è quello di un flusso musicale logico e continuo, con numerosi spezzettamenti e traslazioni d’atmosfera, che però sfugge via senza lasciare un tangibile segno nella corteccia cerebrale, scavando poco nell’interno, se non nell’esatto momento in cui si arriva ad ascoltare un determinato passaggio che, ovvio, risulta formalmente perfetto.
La tracklist, in definitiva ben progettata ed interessante, sembra così una cornice di lavoro astratto, dove si fatica, pur apprezzandone la corrente artistica, a riconoscere il significato dei dettagli, dove tutto stupisce senza realmente attecchire. Peccato, perchè, come scritto, l’album è composto e suonato alla grande, è definibile con certezza ‘pesante’, anche nell’ambito del progressive-death metal, un genere che ha nel suo DNA sia la brutalità più tracotante, sia l’inerme e sottile dolcezza. Be’, i Dissocia sono più brutali che dolci, ed uniscono una sorta di psichedelia magica – dovuta all’uso sbarazzino dei synth in sede di arrangiamento – che regala una certa profondità ed imprevedibilità alle composizioni proposte.
Composizioni che, escluso il più contenuto passaggio quasi strumentale intitolato “Evasion”, si fondono una nell’altra, condividendo spunti, accelerazioni, ripartenze, rallentamenti e sezioni più o meno caotiche in un crescendo di caos primordiale ma anche futuristico. Forse l’opener “Existentialist”, “Zenosyne” e “The Lucifer Effect” (lunga otto minuti) riescono a sistemarsi sul podio in un’ipotetica classifica di gradimento, ma davvero facciamo fatica a trovare una singolarità ben precisa da assegnare ad una specifica traccia.
Daniel R. Flys usa tutte le voci a sua disposizione, da puliti chiari e limpidi ad un growl estremo e gutturale, dando sfogo poi ad una sequela senza fine di soluzioni di chitarra, basso e tastiere; Valcazar, dal canto suo, spinge e si arrovella dietro il suo drumkit per una prestazione davvero notevole.
Qui sopra leggete un sette pieno, quindi, concesso per la bellezza formale – fredda e glaciale, aggiungiamo – di “To Lift The Veil”, che per adesso, però, resta un lavoro un po’ impersonale e ‘anonimo’, non proprio in grado di trasmettere del tutto quello che si proporrebbe di fare. Un buon disco, ma incompiuto sotto l’aspetto emotivo. Attendiamo i Dissocia più avanti, per vedere se Daniel saprà affinare la sua sapienza di songwriter. Alla prossima!