8.0
- Band: DISTANT
- Durata: 00:51:02
- Disponibile dal: 10/02/2023
- Etichetta:
- Century Media Records
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Con la nuova ondata capitanata dai Lorna Shore, Century Media allarga il proprio roster deathcore tentando di diventare l’etichetta di riferimento di questa generazione, firmando Suicide Silence, Signs of the Swarm, Ov Sulfur e Distant, quintetto che tra il 2014 ed oggi è diventato abbastanza chiaccherato nell’ambiente, soprattutto grazie all’intensa attività live e la costante presenza sul mercato grazie a due album su Unique Leader e svariati EP.
Divisi tra Rotterdam e Bratislava, i Nostri hanno affinato per anni la propria formula downtempo, segnata da basi cibernetiche e improntata su tematiche sci-fi. Non fa eccezione questo terzo album in studio, “Heritage”, che senza troppi dubbi diventa istantaneamente il miglior disco della formazione grazie al distillato di violenza e malignità espresso in undici tracce brutali e claustrofobiche. Se produzione, sonorità ed accordature sono sempre ipermoderne, viene forse meno quella lentezza che li rendeva peculiari nella scena, ma non si può che godere dell’elaborata commistione di groove, tecnica strumentale e passaggi tanto luridi da far cambiare espressione del viso. L’aggressione è da subito incessante, con lo scheletro elettronico ad amplificare dissonanze, densità ed impatto fisico delle tracce: “Paradigm Shift” incarna immediatamente quell’equilibrio significativo tra groove, tecnica strumentale, synth distorte e voci convulse. “Born of Blood” e “Human Scum” sono il link più manifesto con il passato dei Distant, mentre tracce come “Exofilth” dimostrano l’evoluzione della bestia. Più avanti arriveranno “Plaguebreeder” e “Acolytes of Damnation” come pura dimostrazione di forza, mentre siamo sicuri che “Heritage” farà strage di ‘play’ con una costruzione più accessibile e la partecipazione del poster boy Will Ramos (Lorna Shore). Parlando di collaborazioni ha fatto sicuramente notizia “Argent Justice”, delirante traccia posse che assembla gli Avengers della scena (ovvero i vocalist di Suicide Silence, Emmure, Bodysnatcher, Angelmaker, Cabal, Paleface e altri) per sette minuti di ultraviolenza, ma si tratta di uno specchietto per le allodole perché il solo Alan Grnja dimostra durante il disco la sua eccellenza vocale, esprimendosi in più range e dimostrando una crescita incredibile rispetto agli esordi.
Il viaggio nell’orrore cosmico di “Heritage” è sostanzialmente la forma finale dei Distant, una band che ha lavorato duramente sul proprio potenziale ed è oggi pronta a salire alla ribalta internazionale, sfornando il disco giusto nel momento giusto.