7.0
- Band: DISTANT THUNDER
- Durata: 00:46:41
- Disponibile dal: 25/06/2004
- Etichetta:
- Massacre Records
- Distributore: Self
Spotify:
Apple Music:
Debut album riuscito per la band capitanata dal bravo ma sottovalutato veterano singer James Rivera, che si è avvalso della collaborazione di validi musicisti per sfornare un disco di purissimo heavy metal made in eighties dannatamente pesante e coinvolgente. Il lavoro è stato inoltre ben prodotto dal chitarrista Jack Frost (già compagno di Rivera nei Seven Witches) che ha messo nel giusto risalto il sound graffiante delle chitarre, strumento regina del nostro amato genere. La breve intro “The Day Upon You” viene spazzata dalla seguente “I Welcome The End”, song veloce e diretta che subentra in territori melodic power di stampo europeo, pur evitando intelligentemente di scadere nella melodia gratuita, grazie alla voce potente ed espressiva del singer americano. “Soulless Invention” invece si dimostra massiccia e poderosa, grazie al potente e dinamico guitar riffing operato dalle asce Eric Halpern e Greg Hill, sorretto dal potente muro ritmico curato dal bassista dei Symphony-X Mike LePond e dal batterista Rick Ward che permette alla voce acuta e per certi versi “priestiana” del singer di esprimersi al meglio. Maggiormente groovy “Hopeless Creator”, ottima track graziata da riff di chitarra al cemento sui quali si erge il refrain ben costruito, melodico e pienamente riuscito. “Fire In The Skies” e “Beyond The Black Fields Of Stars” sono due canzoni da puro headbanging, vitaminizzate da potenti riff e buoni assoli di chitarra. Inutile invece “Distant Thunder”, traccia strumentale della durata di cinque minuti che non è altro che un mero esercizio di stile fine a se stesso. Le cose vanno decisamente meglio con “Lost In Time”, introdotta da un bell’arpeggio di chitarra sul quale Rivera sforna una prestazione melodica d’assoluto riguardo e che poi si trasforma in una pura metal song, dotata di un riffing vincente e di un refrain davvero accattivante. “Finding My Way” è una discreta song, dotata comunque di un bel ritornello, mentre la nuova versione della potentissima “Run With The Pack” degli Helstar si fa ascoltare piacevolmente a tutto volume, grazie al vigoroso e massiccio wall of sound eretto dalla band. C’è anche spazio per un altra cover: ossia “Restless And Wild” degli Accept che conclude un lavoro non epocale ma davvero ben fatto, che consigliamo caldamente agli amanti del metal più classico e incontaminato.