8.5
- Band: DISTURBED
- Durata: 00:47:22
- Disponibile dal: 17/09/2002
- Etichetta:
- Reprise Records
- Distributore: Warner Bros
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Anno Domini MMII: dopo l’esplosione del nu-metal a metà anni ’90, culminata allo scoccare del nuovo millennio con il successo planetario di Limp Bizkit, Linkin Park e Papa Roach, il fenomeno appare ormai pronto a sgonfiarsi per effetto dell’inflazione discografica, dando inizio ad un percorso di allontanamento anche dagli esponenti storici del genere, nel quale comunque, all’epoca, venivano etichettate band molto diverse tra loro. Non fanno eccezione da questo discorso i Disturbed, esordienti anche loro nel 2000 con il fenomenale “The Sickness” e intenti già un paio di anni dopo a riposizionarsi con “Believe”, lavoro seminale per quello che, col senno di poi, sarà un percorso di straordinario successo. Distintivo fin dalla copertina – dove per l’unica volta in quindici anni non trova spazio la mascotte The Guy, in favore dell’unione di vari simboli religiosi (la stella di David, il pentacolo, la mezzaluna e la croce) a rappresentare un ipotetico credo universale in un momento storico delicato come il post 11 settembre -, anche dal punto di vista musicale il secondo lavoro della band di Chicago rappresenta un po’ un unicum della sua discografia, fungendo già da transizione tra vecchio e nuovo. Da un lato, la doppietta iniziale formata da “Prayer” e “Liberate” (non a caso scelti come singoli) presenta ancora le ritmiche sincopate tipiche del nu-metal, così come il cantato di David Draiman, pur mostrando aperture melodiche più marcate nei ritornelli, segue gli stop ’n go con l’inconfondibile timbrica scimmiesca; stilemi ripresi anche nelle più canoniche “Intoxication”, “Rise” e “Bound”, dotate comunque di un bel tiro; d’altro canto, in pezzi come la title-track (unica traccia che dà il nome all’album a non essere stata rilasciata come singolo) e “Remember”, le linee vocali di Draiman si fanno più calde e avvolgenti, prendendo le distanze dalle contaminazioni elettroniche di “The Sickness” in favore di un sound più alternative, che ritroviamo anche in “Breathe”. Menzione a parte per “Mistress”, perfetto esempio di commistione tra vecchio e nuovo, nonchè tra le migliori tracce ‘nascoste’ dei Disturbed, e “Darkness”, progenitrice della cover spaccaclassifiche “The Sound Of Silence”, con la versatile voce di Draiman in un’allora inedita veste acustica per piano e violoncello. Scritto che anche le restanti canzoni sono tutte di buon livello, possiamo considerare “Believe”, al di là dell’importanza storica, come uno dei migliori lavori nella discografia del quartetto di Chicago, che resterà orfano del bassista e membro fondatore Steve Kmak, licenziato dopo il Music As A Weapon II per non meglio specificate divergenze artistiche e personali con il frontman, secondo solo al già citato debut.