7.5
- Band: DISTURBED
- Durata: 00:38:20
- Disponibile dal: 18/11/2022
- Etichetta:
- Reprise Records
Spotify:
Apple Music:
Secondo la legge non scritta che, da ormai quattordici anni, vede i Disturbed alternare dischi più che validi (“Indestructible”, “Immortalized”) ad altri francamente dimenticabili (“Asylum”, “Evolution”), stavolta dovrebbe essere il turno della prima categoria, e così infatti avviene. Accantonate senza troppe remore i tentativi di evoluzione del predecessore, fin dalla copertina (dove torna il The Guy di “Indestructible” con in evidenza il logo di “Believe”) l’ottavo capitolo della band di Chicago torna a proporre quello che viene loro meglio, ovvero un hard rock moderno carico di testosterone, spinto dall’inconfondibile riff sincopato di Dan Donegan e dalla timbrica sempre trascinante di David Draiman. Stando a quanto dichiarato in sede d’intervista (di prossima pubblicazione) il ritorno alle origini sarebbe giustificato dal contesto geopolitico, da cui il titolo “Divisive” (riferito all’astio insito nel genere umano) e il semi-concept alla base dei testi: qualunque sia la motivazione da parte nostra non possiamo che essere felici di questa ritrovata verve, valorizzata ulteriormente dalla produzione di Drew Fulk (già nel team creativo dei Motionless In White) e ben evidenziata fin dall’opener “Hey You”, ennesimo singolo a raggiungere la vetta delle chart. Là dove questo in passato sarebbe stato un fuoco di paglia, stavolta invece il resto della tracklist conferma e rilancia con pezzi come “Bad Man”, “Unstoppable”, “Part Of Me” e “Won’t Back Down”, che pescano appieno dal sound degli anni ’00 (soprattutto “Ten Thousand Fists” e “Indestructible”) compensando la minore freschezza con una maggiore maturità stilistica. Detto che il cantato ‘a filastrocca’ di Draiman (per tacere delle sue urla scimmiesche, stavolta però quasi assenti) resta uno dei tratti distintivi dell’intera scena nu-metal anni ’90, il ruolo di fuoriclasse a questo giro va dato ad un troppo spesso sottovalutato chitarrista, che al caratteristico riffing spezzato aggiunge anche qualche effetto ‘morelliano’ alla sei corde, oltre a condurre magistralmente la Dan Donegan Orchestra (nome in codice con cui è stata ribattezzata tutta la componente elettronica). Per chi avesse nostalgia dei loro brani più melodici, a metà del disco abbondano ritornelli da cantare a pieni polmoni (“Love To Hate”, “Feeding The Fire”), mentre sul fronte ballad stavolta c’è la sola “Don’t Tell Me”, commovente grazie anche alla partecipazione d Ann Wilson delle Heart a rompere un tabù (la presenza di ospiti esterni) che durava dagli esordi. Nessuna novità dunque ma una piacevole conferma delle qualità che hanno reso i Disturbed uno dei nomi di punta della Ozzfest Generation e del mainstream rock-metal: dieci pezzi che vanno dritti al punto, pronti per accompagnare il training montage di una serie Netflix o l’entry theme di un wrestler della WWE con una manciata di singoli destinati ad unire più che a dividere vecchi e nuovi fan.