7.5
- Band: DISTURBED
- Durata: 00:54:49
- Disponibile dal: 21/08/2015
- Etichetta:
- Warner Bros
- Distributore: Warner Bros
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Debutto col botto, ascesa fulminante di vendite e popolarità, accumulo di tensione, calo artistico, pausa a tempo indeterminato, avvio di progetti che sommati non valgono l’originale, ed alla fine l’inevitabile reunion. Un copione già visto ormai parecchie volte, se pure con motivazioni diverse, dove ciò che fa la differenza è l’ultimo atto, a seconda che la rimpatriata sia ispirata da una ritrovata vena artistica, riportando l’ispirazione ai livelli dei giorni migliori, piuttosto che dalla mera necessità di fare cassa, finendo il più delle volte per annacquare ricordi già sbiaditi. Nel caso dei Disturbed, diciamolo subito, ci troviamo nel primo scenario, dato che “Immortalized” – annunciato a sorpresa pochi mesi fa, ma in lavorazione da ormai un annetto -, ci riporta di diritto al periodo “Indestructible”, spazzando via in un sol colpo il mediocre “Asylum” e, soprattutto, i poco riusciti progetti solisti messi in piedi in questi ultimi anni (Device e Fight Or Flight). Bastano circa 10 minuti – il tempo della tripletta di apertura, in cui trovano posto la title track e il primo singolo “The Vengeaful One” – per riportarci al 2008, quando l’inconfondibile riffing sincopato della di Donegan e l’altrettanto inimitabile cantato ‘scimmiesco’ di Draiman monopolizzavano le chart e il nostro iPod. Dopo aver ripreso là dove li avevamo lasciati, i Nostri si avventurano anche al di fuori della confort zone, alzando con “The Light” l’asticella melodica eretta in precedenza con la quasi omonima “The Night”, ma soprattutto con un’irriconoscibile versione – avendo come termine di paragone “Shout” o “Land Of Confusion” – di “The Sound Of Silence”, interpretata da Draiman con una dolcezza che mai ci saremmo aspettati dal principale interprete di “The Sickness”. Meritevole di citazione, se pure per motivi meno nobili, anche il divertissement “Fire It Up” (sorta di inno alla cannabis registrata, per ammissione dello stesso singer, in evidente stato di alterazione), mentre il resto della tracklist viaggia compatta nella direzione indicata, lucida e letale come un proiettile in slow motion grazie al montaggio din Kevin Churko, sempre più a suo agio nel ruolo di Ross Robinson degli anni ’10. Tralasciando gli irripetibili esordi, “Immortalized” si posiziona un gradino sotto il già citato “Indestructible”, ma resta comunque un buon comeback per il quartetto di Chicago, a maggior ragione viste le poco lusinghiere premesse.