6.5
- Band: DIVINE DECAY
- Durata:
- Disponibile dal: /10/2003
- Etichetta:
- Osmose Productions
- Distributore: Audioglobe
Confesso che la prima cosa che ho pensato quando ho ricevuto la copia promozionale di “Maximize The Misery” dei finlandesi Divine Decay è stata: “Ma ‘sta copertina?”. Già, perché lo zombie ghignante e sanguinolento realizzato in stile videogioco proprio non ha alcun collegamento, nemmeno simbolico, con la musica dei nostri anche se forse, sforzandosi, lo si potrebbe trovare con alcune tematiche delle lyrics, con alcuni titoli come “Dead In Me” o “Scars”. Dopo questa iniziale perplessità extra-musicale, parliamo della proposta della band: un album di tharsh metal ben suonato e decisamente ispirato ai gloriosi Testament. Le undici canzoni, corredate da una produzione che ne enfatizza potenza e precisione, scorrono senza troppi intoppi, piacevolmente familiari ma non per questo completamente prive di personalità. Tra buoni riff completamente eighties, vocals alla Chuck Billy, cori alla Exodus e nostalgiche cavalcate in perfetto stile bay area, i Divine Decay confezionano un lavoro godibile, forse un po’ ripetitivo in alcune parti, ma sempre saldamente ancorato agli stilemi del genere. Dopo un’intro oscura, troviamo “Weave A Web Of Vanity” e “Without A Soul”, due degli episodi più brillanti del cd, aggressivi e melodici al punto giusto, coinvolgenti nella misura in cui sono il risultato della buona messa in pratica degli insegnamenti dei gruppi storici. A dire il vero, alcune volte sembra che la band si faccia un po’ troppo prendere la mano in fatto di orecchiabilità, ed i refrain di “Scars” e di “Killing Innocence” ne sono l’esempio. Poi però si torna su livelli più equilibrati con la title track, “Filth” e “Black Hearted Angel”, che sono altri esempi di come i nostri siano padroni di questo genere. In conclusione: un disco piacevole, suonato con energia e buona attitudine. Sento però di consigliarlo solo ai thrasher più accaniti che amano anche i suoni moderni. Per tutti gli altri sarebbe forse un acquisto superfluo rispetto ai grandi del genere.