6.5
- Band: DIVINEFIRE
- Durata: 00:42:53
- Disponibile dal: 28/11/2005
- Etichetta:
- Metal Heaven
- Distributore: Frontiers
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A pochissimi mesi di distanza dallíesordio “Glory Thy Name”, tornano afar parlare di sè i DivineFire, creatura dell’iperattivo ChristianRivel, con al suo fianco una band in gran parte rinnovata. “Hero”,questo il titolo dell’album in questione, riprende molte delletematiche già esposte nel debut, quindi un power metal sinfonicoparticolarmente ricco in fatto di arrangiamenti e con un retrogusto chea volte richiama l’hard rock più pomposo e volte il dark sound ma piùdi tutto, soprattutto in questo lavoro, una spiccata matricerhapsodiana, evidente in parecchie tracce. L’eroe al quale si fariferimento nel titolo è Gesù Cristo, vero e proprio punto diriferimento per il singer svedese. Su di esso, e sulla fede in Dio, èincentrato praticamente tutto l’album e purtroppo, in un certo senso,proprio qui sta il limite maggiore di “Hero”. Lungi da chi scrivegiudicare la fede di una persona che nemmeno conosce, ma le lirichescritte da Rivel sono piuttosto infantili e semplicistiche, il che faperdere notevolmente in pathos ed intensità l’intero lavoro. Ilparagone con il debut è inevitabile e, musicalmente parlando, siconclude ad armi pari. Infatti anche qui abbiamo delle tracceeccellenti, quali “Secret Weapon”, lanciata in doppia cassa, con unegregio lavoro di tastiere ad opera del nuovo entrato Andreas Berlin, ametà strada tra Alex Staropoli (Rhapsody) e Mustis (Dimmu Borgir). Veroe proprio punto di forza di “Hero” sono le linee vocali davveroazzeccate ed adatte alla timbrica calda di Rivel. La title track è unesempio lampante di quanto appena detto, con un chorus pericolosamentein bilico tra lo stucchevole e l’efficace. Anche in questa occasione iragazzi purtroppo non riescono a mantenere il livello qualitativocostante per tutta la durata dell’album e si registrano alcuni cali,soprattutto nelle tracce più debitrici dei Rhapsody, che risultanoessere le più banali del lotto (“New Beginning” e “Open Your Eyes”).Nel finale registriamo una cover opportunamente powerizzata di “TheShow Must Go On” dei Queen, decisamente inferiore all’originale. Vieneda pensare che razza di album sarebbe venuto fuori se invece di faruscire due lavori discreti in nemmeno un anno, i ragazzi avesseroriunito il meglio in un solo lavoro. Comunque sia la band restaestremamente valida, anche se mostrare già qualche segno diappiattimento al secondo album non è un buon segno. Speriamo che oraRivel attenda un po’, altrimenti corre il rischio di dare alle stampeun album buono ma troppo ingenuo come questo “Hero”.