7.5
- Band: DIVINITY
- Durata: 00:45:02
- Disponibile dal: 14/06/2010
- Etichetta:
- Candlelight
- Distributore: Audioglobe
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La bella notizia è che nel 2010 è ancora possibile suonare melodic death/thrash in maniera godibile… E questo non è poco, visto che era da un po’ che non sentivamo un disco che non fosse una fotocopia sbiadita di altre mille band simil Soilwork, Darkane e compagnia bella. I Divinity, infatti, hanno sì preso ispirazione dalle band menzionate poc’anzi (dai Darkane soprattutto), ma si sono ben guardati dal fare il più classico dei copia-incolla di riff e, traendo ispirazione anche da altre realtà, sono riusciti nell’intento di dare quel pizzico di originalità in più che basta per rendere la loro proposta più che discreta. Tra un riff sincopato in stile Meshuggah, una progressione tecnica a mo’ di Strapping Young Lad e la frenesia dei Darkane, il quintetto canadese architetta impalcature sonore che ci regalano le sensazioni più disparate e talvolta ascoltandoli ci vengono in mente realtà più progressive tipo Into Eternity. “The Singularity” è un disco che vede una prima parte più veloce, dura e intricata. Sean Jenkins, con la sua voce da pazzo schizoide, emerge sfoggiando una certa padronanza nell’alternare scream e growl e, senza tirare quasi mai fiato, l’ascoltatore si trova catapultato all’intro di “Embrace The Uncertain” dove si potrebbe tracciare una linea di confine con l’inizio della seconda, e conclusiva, parte del disco. Questa comprende tre tracce finali più melodiche e immediate dove il medesimo vocalist si cimenta anche in qualche ritornello melodico in più. Ci sentiamo poi di soffermarci a sprecare due parole sulla coppia d’asce Duncan/Laskow che, oltre ad avere un notevole bagaglio tecnico, riesce ad intrecciare strutture complesse e a tratti quasi cacofoniche, sballottando l’ascoltatore tra riff frenetici e ribassamenti da pugni nello stomaco, assoli intricati, velocissimi e – soprattutto- dal notevole gusto melodico… Il tutto senza mai far perdere il filo logico a chi ascolta che si trova nel bel mezzo di questa tempesta sonora dove si alternano melodia e rabbia senza soluzione di continuità, mantenendo tuttavia un senso compiuto più che piacevole. In un mare di band che suonano sempre le stesse cose in maniera sciatta e impersonale facendo affidamento solo sulla tecnica e su patinatissime produzioni, è con sommo piacere che ci pregiamo di consigliarvi questo “The Singularity”, con la speranza di sentir parlare ancora spesso e bene di questa band.