6.5
- Band: DKHARMAKHAOZ
- Durata: 00:35:44
- Disponibile dal: 31/07/2020
- Etichetta:
- Iron Bonehead Prod.
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Infaticabile e senza sosta, l’etichetta Iron Bonehead continua a disseminare il mercato discografico a suon di uscite black/death dal carattere grave e profondo, selezionando con cura ma senza risparmiarsi alcuni dei debutti più interessanti del sempre attivo underground metal estremo. Tocca oggi ai bielorussi Dkharmakhaoz l’onore di pubblicare per la label tedesca il loro ruggente album d’esordio, un concentrato tagliente di musica cupa e minacciosa corrispondente al nome di “Proclamation Ov The Black Suns”. Le basi su cui si poggia il sound dei Nostri devono molto all’attitudine pericolosa del black metal degli anni ’90, coniugata però in questa occasione secondo una sensibilità ben più moderna, in grado di rendere la musica della band senza tempo e ben attenta a non dimenticare alcune incursioni dal sapore death metal, che rende il tutto un pelo più vario ed assortito. Mentre il cantato femminile di She infatti rimanda con prepotenza all’operato di Ghaal nei Gorgoroth del periodo “Twilight Of The Idols”/”Ad Majorem Sathanas Gloriam”, con quello stile acido e corrosivo riconoscibile fin da subito, il lavoro agli strumenti di He non disdegna accordature baritonali e riffing catacombali di chiara memoria Incantation, ereditando da questi l’amore per le atmosfere infernali e la preponderanza di tempi medio-lenti su cui costruire le proprie canzoni. Le rapide evoluzioni contorte di “The Cycle Ov Omega” servono quale efficace espediente per attirare l’attenzione, prima di stabilizzarsi su tempi ben più pesanti e cadenzati di “Thy Way With The Serpent Entwined” e le successive altre composizioni. Da qui in poi, il disco sembra procedere secondo dinamiche piuttosto ripetitive che sottolineano forse l’intenzione di avvolgere e stringere l’ascoltatore all’interno di trame oppressive, piuttosto che optare per soluzioni più vivaci e frizzanti che colpiscano direttamente con la loro velocità. L’utilizzo del blast beat ad esempio è ridotto a pochissimi episodi, lasciando campo libero alla batteria per sprigionare la sua pesantezza con ritmi pachidermici di derivazione death/doom alquanto curati, per quanto mai troppo dissimili tra di loro. L’unica eccezione degna di nota arriva con “Ascension”, brano decisamente atipico dove i Dkharmakhaoz, riprendendo in parte lo stile della prima traccia, concentrano in circa sei minuti tutte le loro velleità avanguardistiche a suon di arpeggi dissonanti, conti dispari e linee vocali inattese, prima di tornare a pestare catatonici nella finale “Reu Nu Pert Em Hru” e lasciando quindi un po’ fini a se stessi le trovate futuristiche della traccia sopracitata. Per quanto la qualità del materiale suonato rimanga sempre di livello elevato, sembra che il duo bielorusso preferisca il più delle volte procedere con il pilota automatico sposando soluzioni sempre abbastanza simili e mai troppo coraggiose, lasciando così un’impressione convincente circa il loro primo album, ma impedendo di considerare “Proclamation Ov The Black Suns” qualcosa che vada oltre il semplice giudizio di buona uscita di settore, in un periodo altamente competitivo quando si tratta di inventiva ed originalità.