7.5
- Band: DOLD VORDE ENS NAVN
- Durata: 00:46:13
- Disponibile dal: 12/11/2021
- Etichetta:
- Prophecy Productions
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Proprio come una garage band di quattordicenni formatasi dopo scuola, i Dold Vorde Ens Navn (DVEN da qui in poi) sono nati sulla base di un’amicizia tra una bevuta e l’altra, da una canzone composta per puro divertimento e dal vedere cosa sarebbe successo poi. Il motivo per cui siamo qui a parlarne, è che questi amici sono stati (o sono ancora) tra i pilastri del black metal norvegese degli anni ’90, e che il disco venuto fuori da questa premessa, “Mørkere”, è un concentrato di black metal assolutamente entusiasmante, dove i musicisti gettano sul piatto una mistura di esperienza, conoscenza della materia, e freschezza compositiva davvero ragguardevole. I nomi dietro la faccenda sono di quelli da far alzare più di qualche antenna: Vicotnik (Ved Buens Ende, Strid, Dødheimsgard) alla voce, con le chitarre ad opera di Haavard (nella prima incarnazione dei Satyricon, e soprattutto sei corde nei primi quattro dischi degli Ulver), e sezione ritmica ad opera di Cerberus e Myrvoll (ex Dødheimsgard , Aura Noir e altri). Insomma, ce n’è abbastanza per fermarsi un attimo e vedere cosa ne è venuto fuori.
Come dicevamo, l’album è gustosissimo, e del resto il precedente EP faceva già ben sperare per una degna continuità in seno al progetto. Il black metal dei DVEN prevalentemente batte il chiodo su midtempo atti a creare un’atmosfera rarefatta e pregna di torbida malinconia, dove le doti chitarristiche di Haavard hanno potuto tornare a spaziare all’interno di un genere dove sembra trovarsi ancora a proprio agio. Sono in effetti le trame di chitarra la cosa che più si fa spazio all’interno di questa opera prima, pur senza sminuire il lavoro globale in fase di arrangiamento e costruzione dei brani, nonché della voce pazzesca di Vicotnik, dalla teatralità capace di evocare in sprazzi puliti tanto quanto nelle sortite più feroci. Il disco è espressivo e a modo suo essenziale, figlio di una scrittura mediata unicamente dalla sua medesima necessità di esistere, eppure siamo di fronte a un lavoro adulto e prodotto da veri professionisti, acuendo il pur ottimo lavoro dell’EP. Risuonano eco dei nomi più evocativi della scena, dagli stessi Ulver passando a In The Woods… o i Dødheimsgard medesimi, dove gli strumenti ‘base’ interagiscono con reminiscenze folk quando non sinfoniche, soprattutto nella seconda metà dell’album (forse un’altra faccia della prima, basti sentire un pezzo come “Syke Hjerter” in contrapposizione all’opener!), rimanendo tuttavia ben saldo nella propria proposta primaria, ovvero quella del black metal. Come sempre, questo tipo di progetti possono portare a lavori buoni come a dimenticabili divertissment: siamo verso la prima opzione, a quanto pare. Meglio così.