8.5
- Band: DOLORIAN
- Durata: 01:05:56
- Disponibile dal: 24/04/2006
- Etichetta:
- Avantgarde Music
- Distributore: Masterpiece
Spotify:
Apple Music:
“‘Voidwards’ è un album senza inizio, senza fine, senza passato, senzafuturo. I nostri sogni vagano solamente tra gli abissi, la terra ed ilcielo?”… Questa la domanda che i Dolorian si pongono, questo è l’alfae l’omega della loro visione musicale. Non ci sono confini, nientelimiti insulsi, la musica della band si muove su uno spettro d’azioneche è l’infinito, nulla di più e nulla di meno. E, mai come in questocaso, le note che escono dalle casse sono come un vettore che punta nelvuoto, lasciandosi cadere e, come una sonda spaziale, registra tuttociò che vede e sente e tocca. “Voidwards” è un’esperienza trascendente,i Dolorian sono “solo” il mezzo attraverso il quale queste sensazionipiù grandi di noi (e di loro, della band) riescono a prendere formacompiuta. “Voidwards” è quindi un lavoro ostico, di difficilissimaassimilazione ma che, una volta carpito nel suo intimo, non viabbandonerà più. Per dovere di recensione diremo che l’essenza musicalecontenuta nell’album assume la forma di un mantra nero come la mortedove si fondono soprattutto doom e black, ma anche ambient eindustrial, seppure a sprazzi. Non si possono fare paragonimusicalmente parlando, mentre concettualmente (e con le dovuteproporzioni) si può tranquillamente affermare che i Dolorian sono iTool del metallo estremo. Il marchio di fabbrica dei Dolorian è semprestato un pathos opprimente e senza via d’uscita: anche nei momenti piùrilassati, come in “The Flow Of Seething Visions”, dove suadentipartiture ambient lasciano spazio ad arpeggi chitarristici delicati, lasensazione è quella di essere immersi in un pentolone di nera pece.Quando poi si decide di alzare il tiro, recuperando stilemiblackeggianti, soprattutto a livello vocale, la perdizione è completa(“In The Locus Of Bone”). La performance di Anti Ittna Haapapuro dietroil microfono è straordinariamente efficace, sia quando utilizza unoscreaming prettamente black, sia quando sussurra malsane litanie su untappeto chitarristico in crescendo. Chi scrive non pensava che ilprecedente, omonimo album potesse essere qualitativamente superato, ma”Voidwards” spinge ulteriormente in la i limiti di un genere musicaleche sembra non avere confini. La proposta della band non raggiungeràmai la perfezione, la loro musica è protesa alla ricerca, allasperimentazione, nient’altro che questo. Un po’ egoisticamente speriamoche i Dolorian non trovino mai quello che stanno cercando, in quantoquesto significherebbe svuotare il progetto di significato e quindifarlo morire. Auguriamo invece lunga vita ad una delle pochissime bandintelligenti e coraggiose di una scena sempre più ripiegata su sestessa. In attesa di altre realtà che osino sfidare le regoleprecostituite, questo “Voidwards” è sin da ora eletto ad albumdell’anno per chi scrive.