7.5
- Band: DOMAIN
- Durata: 00:51:37
- Disponibile dal: 07/02/2005
- Etichetta:
- LMP
- Distributore: Self
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Attivi sin dal 1987, anno in cui diedero alle stampe il loro primo LP con il nome di Kingdom (cambiato in quello attuale dalla seconda release), i melodic metaller Domain tornano a farsi sentire nel 2001, dopo dieci anni di inattività, con l’album “One Million Lightyears From Home” che vede nel chitarrista Axel Ritt l’unico membro superstite della line-up originale. Da qui in poi la band, con il nuovo cantante Carsten Schulz ed il tastierista Erdmann Lange, produce altri due dischi fino ad arrivare a questo “Last Days Of Utopia”, primo concept in assoluto per la band tedesca. A completare l’attuale formazione troviamo Jochen Mayer al basso e l’ex Symphorce Stefan Kollner dietro le pelli. Come dicevamo, i Domain suonano un metal melodico con moltissima carne al fuoco, infatti il combo miscela sapientemente prog, pomp, hard e power teutonico, quest’ultimo ben presente grazie al drumming di Kollner. E se tutto questo è suonato da musicisti più che validi – i cui punti di forza sono individuabili nel chitarrista Axel, abile a tessere trame chitarristiche sempre convincenti; nel bravo tastierista Erdmann che ricorda in più casi il maestro Giuffria; e nel cantante Carsten perfettamente a suo agio nel districarsi tra partiture vocali hard rock ed altre classicamente metal – il risultato non può che essere positivo e la qualità assicurata. Lo stile dei Domain è tutto racchiuso nei dieci minuti di gloria di “On A Stormy Seas”, che ci regala rimiche heavy, assoli al fulmicotone, parti epiche e sinfonie ammalianti. Uno dei punti di riferimento del gruppo è rappresentato senz’altro dai Whitesnake di “1987” e “Slip Of The Tongue”, forte influenza che ritroviamo prepotentemente nella classica hard ballad “The Beauty Of Love”, una vera perla, e nella superlativa “A New Beginning” che mette in mostra tutta la classe della band nel produrre melodie vinecenti e ritornelli memorabili. Decisamente sopra la media l’accoppiata “The Great Ribellion”/”Endless Rain”, due song dai riff incendiari e avvolte da un’epicità matura – per intenderci quell’epicità ottenuta grazie alla ricerca melodica, e non tramite l’utilizzo di cori da birreria. Emozionante anche la title-track, il cui momento clou riesiede nell’indiavolato incipit chitarristico di Axel che, preme sottolinearlo, offre una prova devastante per tutta la durata dell’album sia in fase ritmica, sia in fase solistica, momento quest’ultimo in cui ci è dato ascoltare assoli neoclassici ricchi di pathos. “Last Days Of Utpia” risulta essere un prodotto molto ricco e raffinato, che merita tutta la vostra attenzione.