
7.0
- Band: DOOMSDAY (CALIFORNIA)
- Durata: 00:30:00
- Disponibile dal: 28/03/2025
- Etichetta:
- Creator Destructor
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Con “Never Known Peace”, i Doomsday raggiungono finalmente il traguardo del primo full-length, con un lavoro che ribadisce con forza le coordinate già espresse nei loro precedenti appuntamenti, consolidando quindi ulteriormente un’identità musicale che era già apparsa ben definita in EP come “Depictions of Chaos” (2022) o l’omonimo “”Doomsday” (2023).
Il gruppo californiano torna dunque a trincerarsi su un solido crossover-thrash, nel quale la spinta hardcore si amalgama perfettamente con un impianto sonoro tipicamente metal. La produzione è piuttosto moderna e rifinita, tipicamente nello stile del noto Zack Ohren (Machine Head, Suffocation, Darkness Everywhere), ma questa non va comunque a intaccare più di tanto un suono le cui radici ovviamente affondano negli anni Ottanta e nei primi Novanta, nonostante sia legittimo presupporre che, per banali questioni anagrafiche, il primo vero contatto con questo tipo di sonorità, per i giovani ragazzi di Oakland, sia avvenuto tramite il fenomeno Power Trip o con i Terror più metallici.
Detto di un suono appunto più levigato e di una sezione ritmica più tecnica e sferzante, non sono infatti poche le similitudini tra l’attitudine degli autori di “Nightmare Logic” o “Always the Hard Way” e quella dei Doomsday. Partendo da questa base, il quintetto prova a costruire un minimo di identità propria grazie a una solida padronanza della materia e a una vena compositiva che richiama anche i primi Exodus e Sacred Reich, fino ad arrivare ad altre formazioni più recenti come Enforced e Fugitive.
In sostanza, la proposta è un grande calderone thrash/hardcore che la band riesce a gestire con una certa disinvoltura, tanto da arrivare a confezionare anche due o tre episodi sopra la media (“Eternal Tombs”, “Killing Fields”, la title-track “Never Known Peace”…).
Le tracce del disco colpiscono soprattutto per il loro frizzante dinamismo, alternando le consuete parti mosh ad uptempo nelle quali le chitarre non si limitano a fornire la prevedibile aggressività su temi slayeriani, ma si concedono anche qualche sfumatura più raffinata, con persino un paio di rapide incursioni nel metal più classico. Il frontman Charlie D., infine, sporca il tutto e aggiunge un ulteriore strato di urgenza con un urlato ruvido e diretto, per un’interpretazione che, pur senza brillare per originalità, si dimostra efficace nel contesto sonoro generale.
Nel complesso, si può parlare quindi di un’opera mediamente solida e completa, nel suo essere un tributo a una corrente ben specifica. Non ci sono sorprese e grandi guizzi di personalità, così come non tutti i brani sono perle, ma da questo tipo di uscite si pretende prima di tutto una direzione precisa, grande convinzione e un po’ di sano divertimento. I Doomsday riescono a donarci tutto ciò con una tracklist compatta, mai dispersiva e, soprattutto, ben interpretata da tutti i musicisti coinvolti.