5.0
- Band: DORO
- Durata: 00:53:00
- Disponibile dal: 19/10/2012
- Etichetta:
- Nuclear Blast
- Distributore: Warner Bros
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A tre anni di distanza dalla pubblicazione di “Fear No Evil”, l’inossidabile Doro Pesch non ha alcuna intenzione di abdicare al trono di regina del metal, pubblicando l’ennesimo studio album della sua onorata carriera. “Raise Your Fist” contiene tutte le caratteristiche peculiari in grado di accontentare i fan più devoti, dato che al suo interno troviamo tredici episodi assolutamente classici nella sostanza. Questi tuttavia sono purtroppo penalizzati da un songwriting incerto ed altalenante. Difatti, sembra che in questa occasione la cantante di Düsseldorf abbia cercato in maniera ossessiva di impostare la maggior parte dei brani su chorus ammiccanti e facilmente memorizzabili. Non possiamo affermare che l’esperimento sia particolarmente riuscito, in quanto, se da un lato Doro pesca il jolly dal mazzo con un anthem irresistibile (e futuro classico della band) come “Raise Your Fist In The Air”, dall’altro troviamo vari filler come “Coldhearted Lover”, “Rock Till Death” e “Grab the Bull (Last Man Standing)”, resi particolarmente indigesti da ritornelli fiacchi e ridondanti. Quando i Nostri decidono di aumentare la velocità, riescono a partorire due roboanti fucilate come “Take No Prisoner” e “Revenge” – episodi che rimandano al sound rovente dei Warlock – ma le consuete power ballad non riescono invece ad emanare una luce brillante ed intensa, salvate comunque in calcio d’angolo da una generosa ed efficace dose di mestiere. Nella sofferta “It Still Hurts” troviamo come ospite quella vecchia volpe di Lemmy Kilmister dei Motorhead, mentre su “Engel” (cantata interamente in tedesco) viene curiosamente applicato un forte riverbero sul rullante della batteria, esperimento che rimanda alle policromie sonore tipiche degli eighties. La band si concede il lusso di flirtare con sonorità moderne nel pop oscuro, ma affatto convincente, di “Freiheit (Human Rights)”, mentre la conclusiva “Hero” è un sentìto ed apprezzabile tributo nei confronti del piccolo grande Ronnie James Dio. Sebbene il disco sia sincero fino al midollo nei suoi intenti, risulta qualitativamente troppo discontinuo e poco efficace per guadagnarsi una dignitosa sufficienza. Un mezzo passo falso.