7.0
- Band: DOWN AMONG THE DEAD MEN
- Durata: 00:30:15
- Disponibile dal: 22/11/2013
- Etichetta:
- Cyclone Empire
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In ambito death si é fatto un gran parlare di questa collaborazione tra l’onnipresente Rogga Johansson ed il mitico Dave Ingram (Benediction e Bolt Thrower tra gli altri). Chiaro che – dati i nomi coinvolti – non ci si potesse aspettare nulla di diverso da un platter vocato naturalmente verso un death metal old school molto impattante e diretto. In effetti, all’ascolto di questo omonimo debut album, non possiamo che segnalare una volontà di concentrarsi sull’impatto deflagrante generato dalla sezione ritmica (Rogga al basso e Dennis Blomberg alla batteria), sulla soffocante presenza di una chitarra che non disdegna passaggi tanto semplici da essere assimilati al punk e sulla voce di Ingram, con il suo growl grintoso ma assolutamente leggibile ed assimilabile. Una sorta di crust death metal lineare ma non per questo semplicistico od anacronistico. Tredici brani per trenta minuti di musica la dicono lunga sulla concezione musicale del gruppo. Gruppo al quale si aggiunge in qualità di guest il figlio di Ingram, Oliver, che presta la propria ugola nella title track. Non c’é molto da dire su un prodotto del genere: alcuni brani sono leggermente più articolati e godono di qualche sparutissima decelerazione, ma nel complesso il motore viene sempre fatto girare ai massimi regimi ed é li che da il meglio di sé. Infatti “The Epoch” e “Adolescence Of Time”, che portano con loro delle piccole velleità di diversificazione, sono anche tra i brani meno riusciti, non fosse altro che per un guitar riffing meno ispirato e leggermente più complesso. Di tutt’altra pasta i rimanenti brani, soprattutto quelli di matrice più punk che genereranno macelli sotto al palco: ci riferiamo soprattutto alle trascinanti “The Doomsday Manuscript”, “Dead Man’s Switch”, “Infernal Nexus”, “Dead Men Diaries” e “Down Among The Dead Men”. Tutte brevissime, tutte incisive, tutte composte e suonate benissimo nella loro ignoranza. Brava quindi la band a volere recuperare istanze sanguigne e dirette per sbatterle in faccia a tutta quella scena estrema che considera la tecnica e la complessità strutturale come dei totem inviolabili. Album riuscito.