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- Band: DOWN
- Durata:
- Disponibile dal: //2002
A distanza di sei anni dal debutto discografico intitolato “Nola”, torna uno dei side projects più noti della scena rock/metal di tutti i tempi. Sto parlando dei Down, per chi non li conoscesse ancora, la band che raccoglie sotto lo stesso tetto realtà musicali tanto differenti quanto imprevedibilmente compatibili, come Phil Anselmo e Rex Brown (new entry al posto di Todd Strange) dei Pantera, Pepper Keenan e Jimmy Bower dei Corrosion Of Conformity e Kirk Windstein dei Crowbar. E’un viaggio allucinogeno fino ai confini della razionalità, un incendio alimentato dai fumi dell’alcool che comincia a bruciare sin dalle prime note di questo “Down 2: A Bustle In Your Hedgerow”, un disco che lascerà senza parole tutti coloro che attendevano con ansia il ritorno di questa band e molto probabilmente finirà per generare nuovi proseliti tra gli amanti dell’hard rock e dello stoner più grezzo e metallico. I riferimenti ai Black Sabbath, ai Led Zeppelin agli Uriah Heep o ai più recenti Cathedral sono limpidi e cristallini come acqua di sorgente, ma parlare di acqua riferendosi ad un lavoro ispirato quasi interamente da lunghe jam sessions nelle paludi di New Orleans con a disposizione un’inverosimile provvista di whiskey e birra, suona piuttosto blsfemo quasi come affrontare una disquisizione sul vitello alla brace in un monastero induista. Un sound genuino, caldo, denso come il sangue, gustoso come il sesso all’aria aperta consumato sul tetto di una stalla, pulsante e vibrante al punto da sembrare vivo, raramente mi era capitato in passato di imbattermi in qualcosa di così evocativo. Droga per la mente allo stato puro, un concentrato di emozioni che finirà per coinvolgere chiunque abbia orecchio per la buona musica suonata con il cuore, quindici episodi diversi che raccontano le sensazioni, le passioni comuni di cinque amici chiusi in uno studio di registrazione immerso nel fango tra zanzare fameliche e voraci alligatori. Soffermatevi ad ascoltare “The Man That Follows Hell” o la bellissima “Ghosts Along The Mississippi” e provate ad immaginare lo scenario suggestivo e allo stesso tempo angosciante di un’intricata palude sudista. Sono certo che anche voi non riuscerete più a togliervi dalla testa il geniale riff di “Stained Glass Cross” che unisce il southern rock degli eterni ZZ-Top con il sound moderno dell’hard rock americano, il tutto amalgamato dal suono di un azzeccatissimo organo Hammond che fa molto anni settanta. Straordinaria la prova vocale di un sempre più sorprendente Phil Anselmo, la cui perizia tecnica nell’interpretare i brani che ho ascoltato mi ha fatto riflettere sull’importanza che può avere per un artista lo sperimentare se stessi in un contesto differente, al punto da renderlo qualcosa in più che un semplice esperimento, ma una nuova fonte di ispirazione e un sempre più forte punto di riferimento per la propria evoluzione. Fate conto che io non vi abbia detto nulla su questo disco, compratelo e scoprite voi stessi la magia e gli effetti catartici di questo “Down 2”.