7.5
- Band: DOWNFALL OF GAIA
- Durata: 00:40:07
- Disponibile dal: 08/02/2019
- Etichetta:
- Metal Blade Records
- Distributore: Audioglobe
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Nonostante non sia arrivata una vera e propria esplosione in termini di notorietà al di fuori dei soliti circoli underground, i Downfall Of Gaia continuano a insistere e a sfornare regolarmente nuovi album, denotando una costanza invidiabile assieme ad un’ispirazione costante. La band di origine tedesca continua a far evolvere il suo personale mix di sonorità black metal, sludge e crust, raccontando al contempo nuove storie di degrado urbano e desolazione sociale. Questo nuovo “Ethic of Radical Finitude” – il quarto album che i ragazzi rilasciano per la Metal Blade Records – musicalmente apre ad una fase più meditativa ed in alcuni momenti più ariosa, come se il quartetto stesse vivendo un periodo particolarmente malinconico e non si sentisse di spingere troppo sul pedale dell’aggressività. Nonostante lo screaming sia sgraziato e lacerante e le ritmiche siano nervose come sempre, con frequenti cascate di blastbeat, è evidente una certa evoluzione nel suono rispetto alle sonorità più fosche dei precedenti album: i Downfall Of Gaia chiudono per un po’ il cassetto dei riff ruvidi e dei toni gravi e aprono quello della nostalgia, creando i presupposti per delle trame sì sostenute, ma spesso squarciate dalla poesia del disincanto. Certamente il gruppo non si è allineato alla scuola Deafheaven, ma è indubbio come la proposta, pur nella sua amarezza, sia oggi più colorata e diretta nel trasmettere certi sentimenti. Quello che “Ethic…” traccia è un percorso che inizia con le atmosfere angoscianti del repertorio degli ultimi anni e che, ad intervalli regolari, apre ad una melodia più esplicita e ad un lavoro di chitarra dalla grana fine, presentandoci una formazione disinvolta, che da un’inquietudine interiore sa come tirare fuori dei guizzi luminosi capaci di dare una gradita rinfrescata a tutto il sound. Complice anche una durata complessiva tutt’altro che sfiancante, il disco non accusa evidenti cali di tensione, invita all’ascolto e, soprattutto, sa farsi ricordare. Un bel modo per entrare nel secondo decennio di carriera.