7.0
- Band: DR DOOM
- Durata: 00:39:10
- Disponibile dal: 23/04/2012
- Etichetta:
- Hammerheart Records
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La Hammerheart torna a farsi viva con una release interessante: “Everyone Is Guilty” degli olandesi Dr Doom è infatti un buon esempio di grindcore evoluto, modellato in particolare sugli insegnamenti della scuola nordeuropea del genere, con i Nasum del periodo “Helvete”/”Shift” e gli ultimi Rotten Sound a configurarsi come punti di riferimento principali a livello stilistico. La band è guidata dall’attuale sezione ritmica degli Atrocity – JB van der Wal al basso (già negli Aborted) e Joris Nijenhuis alla batteria – mentre alla voce troviamo Michel Nienhuis, chitarrista di Exivious e Dodecahedron; completa la lineup l’axeman Mart Wijnholds. Una formazione quindi giovane ma già piuttosto esperta, che convince per la maturità espressa nei solchi di questo debut album, ricco di spunti diversi nonostante sia tutto sommato fedele alla tradizione grind che vuole le tracce brevi e ficcanti. Prendendo appunto esempio dalle realtà citate in apertura, i Dr Doom infarciscono la loro proposta con continui cambi di tempo, strizzate d’occhio ad altri generi (sludge, hardcore e persino black metal) e aperture alla melodia, facendo in modo che il loro desiderio di urgenza non sfoci mai nella sola pedissequa riproposizione delle solite scariche di blast-beat e dimostrazioni di violenza spiccia. Insomma, quella del quartetto è in effetti di una forma avanzata di grindcore, quella un tempo cara al roster della Relapse e che oggigiorno è invece pane quotidiano soprattutto di etichette come la Willowtip et similia. La conclusiva “Apollo’s Death”, dopo un attacco convulso, si stempera addirittura in un midtempo “post” black metal che, per certi aspetti, sembra proprio farina del sacco di Nienhuis e dei suoi Dodecahedron; una traccia che potrebbe anche essere vista quasi come uno sguardo verso il futuro, data anche la sua posizione nella tracklist. Chissà… per il momento rimaniamo piacevolmente impressionati dai risultati raggiunti dai Dr Doom, ai quali manca solo un pizzico di “orecchiabilità” (leggi quei chorus o quel groove memorabili tipici di Nasum e Rotten Sound) per compiere il salto di qualità definitivo. Presteremo loro attenzione.