6.0
- Band: DR. GORE
- Durata: 00:32:34
- Disponibile dal: 26/03/2018
- Etichetta:
- Bizarre Leprous Production
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Giungono al fatidico traguardo della terza prova sulla lunga distanza, i Dr. Gore, fieri esponenti di quel death metal tutto sangue e frattaglie che vede in alcuni gruppi della storica scena a stelle e strisce (e in quelli che da sempre ne ricalcano lo stile) i suoi principali padri ispiratori, tra un senso di barbarie pressoché tangibile e un certo ordine nello sviluppo delle trame. Un’opera che non si discosta di un millimetro dallo stile dei precedenti “Rotting Remnants” (2012) e “Viscera” (2014), portando il quartetto capitolino a seguire nuovamente le orme di Cannibal Corpse, Broken Hope e Deranged lungo un percorso scandito sporadicamente da ‘slammate’ prese in prestito dalla frangia più gutturale e abominevole del genere. Musica che non si offre a particolari riflessioni o analisi, quindi, ignorante nello spirito e dinamica quanto basta da non scadere nel tedioso, paragonabile negli intenti a quei film horror/gore che puntualmente vengono trasmessi nelle tarde serate estive e che qui fungono da base per i testi della tracklist. Incalzato da una sezione ritmica effetto trattore, drittissima e poco incline all’ingegno, e sorretto dal guitar work stordente di Marco Acorte, “From the Deep of Rotten” è insomma il classico disco di genere rivolto esclusivamente alla propria cerchia di appartenenza, l’unica in grado di apprezzarne i rimandi, i cliché e le citazioni senza prendersi troppo sul serio, chiudendo un occhio su quello che – a conti fatti – è un ‘more of the same’ avente come addendi soluzioni sentite e stra-sentite. Se rientrate nella categoria, episodi rivoltanti come la titletrack o “Self Cannibalism” suoneranno alle vostre orecchie come dei piacevoli divertissement.