DRACONIAN – Under A Godless Veil

Pubblicato il 27/10/2020 da
voto
8.0
  • Band: DRACONIAN
  • Durata: 01:02:11
  • Disponibile dal: 30/10/2020
  • Etichetta:
  • Napalm Records
  • Distributore: Audioglobe

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Gli svedesi Draconian non sono certo una band prolifica: attivi dal lontano 1994, giungono solo ora al settimo full-length, a cinque anni di distanza dal precedente “Sovran”. Forse per questo motivo, o forse perché, tra i pochi difetti, si può imputare loro una certa immobilità a livello compositivo (o, da un altro punto di vista, una coerenza estrema), sono spesso considerati una sorta di gruppo minore quando si parla di gothic metal a tinte doom, mentre la qualità delle loro produzione avrebbe meritato maggior attenzione. “Under A Godless Veil” è il secondo album in cui la voce femminile è affidata al talento di Heike Langhans e probabilmente questo innesto ha portato i suoi frutti: la cantante di origini sudafricane, nota anche per il progetto LOR3L3I, sembra aver conferito forza creativa, oltre a caratterizzare la musica dei Draconian in modo più marcato rispetto a chi l’ha preceduta, la pur ottima Lisa Johansson. Il risultato è un album in cui a prevalere è un mood malinconico ed intimista; il growl di Anders Jacobsson è sempre presente, e come al solito profondo e potente, ma i ritmi sono più rilassati rispetto al passato, le atmosfere eteree molto più numerose rispetto ai momenti aggressivi e la componente gothic più abbondante di quella doom. Certamente non si tratta di uno stravolgimento epocale, bene o male il substrato musicale entro il quale ci si muove è lo stesso, un misto di death, gothic e doom con una vena progressive, debitore di band quali i Theatre Of Tragedy, ma questo piccolo cambiamento ha sortito degli effetti positivi oltre le aspettative: grazie sicuramente ad un songwriting ispirato, la musica scorre calda ed emozionale, con pezzi ben congegnati in cui ogni parte sembra essere al proprio posto; gli arrangiamenti sono spesso complessi ma studiati in modo perfetto, ed impreziosiscono i brani stessi senza inutili esercizi di stile, mentre una produzione cristallina valorizza ogni minimo dettaglio. Un ruolo molto importante è anche quello ricoperto dai testi, a metà tra religione e filosofia: l’album ruota intorno alla storia della Creazione secondo i Seziani, membri di una corrente gnostica del Cristianesimo delle origini che vedeva Seth, figlio di Abramo, come una divinità. Parecchi sono i brani che lasciano il segno: l’opener “Sorrow Of Sophia” si apre con leggere note di pianoforte e la malinconica voce di Heike ci riporta ad atmosfere simili a quelle create da Aleah e dai suoi Trees Of Eternity; “The Sacrificial Flame” ha l’andamento epico e solenne, ma allo stesso tempo malsano, tipico dei My Dying Bride. Come da sempre, tutti i pezzi vivono sull’equilibrio tra oscurità e luce, e spesso questi due aspetti si fondono in maniera inscindibile: un esempio è la fragile “Sleepwalkers”, che con i suoi suoni lenti e spettrali dipinge paesaggi tenui e desolati. Al contrario ci sono momenti più doom e potenti, dominati da un growl cavernoso e dai riff di chitarra, come “Moon Over Sabaoth” e “Claw Marks On The Throne”. I nove minuti della maestosa “Ascend Into Darkness”, il brano più strutturato ed ambizioso, scorrono intensi e drammatici, suggello conclusivo di un album che non ha cedimenti dall’inizio alla fine.

TRACKLIST

  1. Sorrow Of Sophia
  2. The Sacrificial Flame
  3. Lustrous Heart
  4. Sleepwalkers
  5. Moon Over Sabaoth
  6. Burial Fields
  7. The Sethian
  8. Claw Marks On The Throne
  9. Night Visitor
  10. Ascend Into Darkness
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