7.5
- Band: DRAGONFORCE
- Durata: 00:49:31
- Disponibile dal: 18/08/2014
- Etichetta:
- earMusic
- Distributore: Edel
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Rispetto all’esordio con “Valley Of The Damned”, i Dragonforce hanno perso per strada parecchi tasselli, dalla componente più epica e fantasy a musicisti come ZP Theart e Dave Mackintosh e, probabilmente, non hanno mai più toccato l’apice compositivo di inizio carriera. Dopo una lunga pausa, sono tornati – due anni fa – con il buon “The Power Within”, disco transitorio, fatto di luci ed ombre; con curiosità, quindi, aspettavamo questo nuovo “Maximum Overload”,che avevamo ascoltato in anteprima verso la fine di aprile ( qui trovate il resoconto e le nostre impressioni a caldo). Ora che l’ultimo full length del gruppo è da poco nei negozi e che abbiamo avuto modo di ascoltarlo più volte, eccoci a recensirlo. Si nota subito che Marc Hudson (lead vocalist della band) è finalmente ben integrato nelle strutture dei pezzi e l’opener “The Game” è un classico Dragonforce che farà la gioia dei fan di Li e compagni. La band sa ancora essere epica ed evocativa, anche se in modo diverso rispetto al passato, come nell’ottima “Three Hammers”. Ecco: il sound dei power metallers inglesi è molto personale e riconoscibile, questo è un bene quando i pezzi funzionano, meno quando i Dragonforce si limitano a fare i Dragonforce (come “No More” che risulta un mero sfoggio della velocità di Herman Li). Invece quando – come, appunto, in “Three Hammers”- scelgono di dimenticare quello stile, riescono a tirar fuori pezzi notevolissimi, originali e “catchy” allo stesso tempo. Altra gran canzone è “Defenders”, dove il gruppo dimostra di trovarsi a proprio agio anche con i mid-tempo e di sapere creare ancora chorus che “pompano” ed invitano al sing-along, nella miglior tradizione power metal. “Maximum Overload” è un bel disco, inutile girarci troppo intorno; non sarà innovativo e di certo è diretto ad un pubblico che apprezza certe sonorità (una sorta di mix tra gli Stratovarius e gli Hammerfall, il tutto suonato ad una velocità impressionante). I Dragonforce sperimentano, mescolano contaminazioni thrash e progressive al loro stile, ma in definitiva questo resta qualcosa di poco rilevante. Anche nei pezzi più strani come “Extraction Zone”, con il suo tiro nel solco dell’heavy meal più classico ed un intermezzo un po’ delirante (che, però, ci fa capire anche quanto la band sappia non prendersi troppo sul serio), c’è sempre un guizzo. Assolutamente degna di menzione la cover di “Ring Of Fire” di Johnny Cash: se siete puristi o fan accaniti dell’outlaw americano, probabilmente, questa versione vi urterà; noi l’abbiamo trovata un ottimo esempio di come dovrebbe essere una cover: partire da un pezzo lontano dal genere, stravolgerlo per adattarlo al proprio stile ma lasciarlo comunque se stesso nel mood ed ovviamente nell’architettura melodica, ottenendo praticamente due pezzi in uno. Per concludere, “Maximum Overload” segna il nuovo corso dei Dragonforce, ribadendo in modo più omogeneo e completo quanto espresso nel precedente “The Power Within”; è un disco assolutamente di genere, ancorato ad uno stile ben preciso e quindi non potrà mai piacere a tutti, ma per chi ha amato il sound dei migliori Dragonforce, questo è un disco da comprare a scatola chiusa. Agli altri, specie ai detrattori della band, possiamo solo consigliare di ascoltarlo senza pregiudizi, ricordandosi che i Dragonforce non vanno presi per forza sul serio e che questo è il loro gran pregio.