
8.0
- Band: DRAIN
- Durata: 00:26:15
- Disponibile dal: 05/05/2023
- Etichetta:
- Epitaph
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Ciclicamente, seguendo la stampa internazionale, si parla di un ‘ritorno’ delle sonorità hardcore, e se andate a cercare articoli del genere negli ultimi anni troverete citati sempre i Drain, trio californiano che in brevissimo tempo si è imposto come freschissima e travolgente novità grazie a “California Cursed” (2020), debutto perfetto fatto di hardcore punk infuocato con evidenti componenti metal e thrash.
Il 50% del successo dei Drain è dato dall’incredibile energia ed attitudine in sede live, con un frontman esplosivo e un’atmosfera da party scatenato con pantaloncini e tavole da surf obbligatori – sfortunatamente qualcosa che al momento possiamo solo annusare. L’altro 50%, confermato dalla bruciante tracklist di “Living Proof”, è fatto da brani adrenalinici, rotondi e fruibili istantaneamente: un hardcore punk super heavy con canzoni curatissime che ripetono il gancio un paio di volte, aggiungono solo e breakdown e passano la palla alla successiva, con l’abilità di affrontare schegge tipo “Imposter” e tracce più elastiche in palm mute come “Watch You Burn”, facendo percepire entrambe come enormi e dense.
Tra un “blegh“, un ‘dive-bomb’ e una citazione agli Slayer, i Drain fanno sembrare tutto facile grazie alla capacità di trasmettere quell’innato senso di urgenza e quella carica sul quale tutto l’hardcore dovrebbe trovare fondamenta, non importa se veicolata attraverso il timbro fastidioso del vocalist. L’agile tracklist contiene anche un paio di palle curve: la prima è “Intermission”, interludio con una strofa rap di Shakewell su quattro note di pianoforte, che dà il cinque a una seconda parte strumentale dove le stesse note vengono riprese con la chitarra ed estremizzate in un breakdown. La seconda è la strana ma riuscitissima cover dei Descendents “Good Good Things”, un classico pop-punk riletto con amore da un gruppo pronto a mischiare le carte in tavola conservando la propria attitudine.
Taylor Young firma un’altra produzione vibrante, mentre la firma con Epitaph suggella “Living Proof” come uno dei dischi dell’anno. Per chi non si fosse preso la briga di controllare i Drain ci tengono a ricordarlo: l’hardcore vive, ci sono le prove!