6.5
- Band: DRAKKAR
- Durata: 00:46:29
- Disponibile dal: 16/03/2015
- Etichetta:
- My Kingdom Music
- Distributore: Audioglobe
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Il ritorno dei Drakkar nel 2012 con “When Lightining Strike”, a più di un decennio da “Razorblade God” ci aveva presi un po’ alla sprovvista, e ci aveva fatto venire un po’ di nostalgia dei nostri trascorsi metallici a inizi Anni ’90. Nei tre anni che sono trascorsi da allora ci siamo abituati però alla nuova veste più levigata e meno istintiva della band di Darian Beretta… e quindi con occhi diversi accogliamo questo nuovo “Run With The Wolf”, quinto colpo in carriera targato Drakkar. Le coordinate sonore seguono in tutto e per tutto quelle del precedente album, con un power metal robusto estremamente efficace nelle melodie ad accompagnare testi ancora una volta fortemente legati alla mitologia norrena. Gli accenni più thrash e futuristici di “Razorblade God” vengono qui ulteriormente accantonati, ma non lo è appunto l’approccio, che come già specificato con altre parole non presenza più quelli ingenuità (però genuina) che colorava il debutto “Quest For Glory”. “Run With The Wolf” è un album orgoglioso e fiero, legato certamente a una musica (la scena power melodica old-style) che di colpi in canna ne ha sempre di meno; ma è comunque in grado di offrire dei bei momenti sopratutto grazie ad un sound ben prodotto e a chorus alquanto catchy e marziali, che dimostrano come le buone melodie comunque non passeranno mai di moda. ‘Under The Banners Of War’ e ‘Run With The Wolf’ sono fieri esempi della musica che fu con l’approccio di oggi: anthem trascinanti dal nemmeno tanto nascosto sapore epico, guidati da buone intuizioni di chitarra e sostenuti da orecchiabili linee vocali; mentre magari le successive “Gods Of Thunder” e “Burning” non falliscono nel mettere in campo un aggressività e una ruvidezza maggiori, in cui effettivamente qualcosa di thrash possiamo anche trovarlo, seppur seppellito da tonnellate di melodia teutonica. La presenza di ospiti graditi, vecchi volponi della metallica scena italica dei primi Anni ’90 come Olaf Thorsen (assolo su “Gods Of Thunder”), Mattia Stanciou (batteria su tedeschissima “Watcher On The Wall”) e Terence Holler, cantante degli Eldritch qui impegnato sulla già citata “Gods Of Thunder”, arricchisce poi ulteriormente l’album con prestazioni degne di nota. Da sempre i più europei dei pionieri della Dragoheart Records (i Domine guardavano decisamente al sound US di Manilla Road e Cirith Ungol), i Drakkar dimostrano di essere ancora in grado di sventolare la bandiera, e di regalarci album solidi come questo che, se da un lato non contengono troppi capolavori (solo la conclusiva e bellissima “Call Of The Dragonblood”) dall’altro non contengono nemmeno un filler. A condire questa comunque valida release ci pensa un secondo dischetto, con cinque classici (tra cui la bella “Eridan’s Falls” e la storica “Coming From The Past”) ri-registrati e cantati dalla voce potente di Dall’Orto. Anche qui, non tanto un capolavoro o qualcosa di essenziale quanto un piacevole complemento.