5.5
- Band: DRAMANDUHR
- Durata: 00:38:11
- Disponibile dal: 11/10/2022
- Etichetta:
- Blood Rock Records
- Nero Corvino
Spotify:
Apple Music:
Dramanduhr è un progetto musicale tutto italiano che nasce in Sicilia: una terra di incontri e scontri fra etnie diverse, dove il fuoco ribolle irrequieto, dove storia e magia accrescono il fascino dell’isola. Queste sono le caratteristiche che hanno portato al compimento di un disco singolare, la cui scintilla è scaturita da un banale litigio che ha scosso la sensibilità del musicista; così, una serie di sentimenti contrastanti si sono trasformati in una forma d’arte sia linguistica che sonora. Nasce infatti il Dahrmonium, un linguaggio particolare (“di pura glossolalia“, come viene descritto dallo stesso musicista) che andrà a comporre tutti i testi di “Tramohr” il debutto discografico di Dramanduhr. La musica che scorre all’interno dell’album è certamente ispirata e non facile da catalogare: ricca di atmosfere primitive ed esoteriche, evoca avvenimenti storici legati al Mediterraneo. Durante l’ascolto di “Tramohr” la sensazione è quella di salpare da un porto qualunque della trinacria e toccare le sponde della Grecia, del nord Africa, della Spagna, attraversando un’epoca lontana. Il clima sonoro è avanguardistico, i toni liturgici sono la costante sul quale scorrono musiche che alternano trame etniche a ritmiche più moderne tendenti all’heavy metal. Una serie di stratificazioni sonore lasciano l’ascoltatore spaesato, in balia di un mare epico ed infinito senza una bussola che possa indicargli la direzione. Gli arrangiamenti di “Tramohr” sono sicuramente interessanti ma troppo simili tra loro, le dieci tracce a lungo andare stancano l’ascoltatore in attesa di una sterzata adrenalinica che non arriva se non in qualche frangente. “Tàhn stun karràh”, “Tèhr Ick Tarramàh” e “Rahm Deh Rahm” sono le tracce che offrono i migliori spunti a livello compositivo, a convincere sono soprattutto le mutevoli sezioni a sei corde che favoriscono dinamismo ritmico. Le ispirazioni a band come Rotting Christ, Enslaved, Thy Catafalque restano solo miraggi nel deserto: si percepiscono alcune sonorità collegabili a questi mostri sacri ma è una percezione debole quanto il rumore di una piuma che si adagia sull’acqua. Se, musicalmente parlando, il lavoro di Dramanduhr mostra una certa originalità, a frustrare l’ascoltatore è la parte vocale: una liturgia continua che a lungo andare infastidisce e, troppo spesso, mal si lega alla musicalità dell’album.
“Tramohr” è dunque l’inizio di un lungo viaggio inaspettato, al cui seguito c’è un bagaglio prezioso di idee da riordinare per poter così tracciare una rotta più convincente che conduca l’imbarcazione Dramanduhr verso orizzonti più sorprendenti.