8.0
- Band: DRAWN AND QUARTERED
- Durata: 00:33:13
- Disponibile dal: 27/06/2025
- Etichetta:
- Nuclear Winter Records
Spotify non ancora disponibile
Apple Music non ancora disponibile
Come una cordata di minatori in cerca dell’essenza primigenia del genere, i Drawn and Quartered proseguono instancabili la loro discesa nelle viscere del death metal, addentrandosi sempre più a fondo in una serie di tunnel, fratture e cavità dove la luce è impossibilitata a filtrare e i livelli di ossigeno risultano a dir poco rarefatti.
Un’operazione che la band di Seattle porta avanti ormai da trent’anni, posizionandosi appena dietro i colleghi Immolation e Incantation nella cronistoria del filone, e che il nuovo “Lord of Two Horns”, licenziato dalla Nuclear Winter di Anastasis Valtsanis, leader dei Dead Congregation, celebra con il consueto sfoggio di autorevolezza, carisma e devozione verso un fuoco interiore equiparabile a quello di un altoforno.
Musica che, ovviamente, si guarda bene dallo stravolgere o dal riscrivere il linguaggio preso in analisi, ma che piuttosto, trincerandosi dietro un gergo conosciuto a menadito, si prefigge di elevarlo al meglio delle proprie capacità, centrando in questo caso un obiettivo che sa di vera autoaffermazione artistica.
Un grido covato a lungo che dimostra come il tempo intercorso dal precedente “Congregation Pestilence” (2021), evidentemente, sia servito a Kelly Kuciemba e compagni per rendere ancora più dettagliato e devastante un approccio inscindibile dalla sfera della barbarie e dell’intransigenza in chiave US death metal, con la tracklist a recuperare il parossismo di metà carriera (si pensi ai vari “Hail Infernal Darkness” e “Merciless Hammer of Lucifer”) a fronte però della sensibilità e dei giochi di ombre racchiusi negli ultimi lavori.
Il risultato è quindi un album ostinatamente tetragono e compatto, improntato su ritmiche tesissime e su un guitar work che, fra dissonanze permeate di gusto macabro, loop ossessivi e riff ritorti fino allo spasimo, sembra tratteggiare un quadro infernale via via più vasto e tremendo, mettendo potenzialmente alla prova, con la sua colata di soluzioni torve e dolenti, anche gli ascoltatori più scafati.
In effetti, per quanto un certo tipo di estetica death metal sia stata ampiamente sdoganata nell’underground, con la rivalutazione del verbo di Ross Dolan e John McEntee e la proliferazione incontrollata di decine di adepti, i Drawn and Quartered danno ancora una volta l’impressione di volersi affrancare da qualsiasi tipo di comfort zone, conducendo le suddette coordinate al loro apice estremo in risposta a urgenze espressive profonde e radicali, per un risultato finale che fa dell’avviluppamento imprevedibile e della densità sonora i suoi cardini di rotazione.
Un tour de force che non fornisce risposte al di fuori di quelle riecheggianti nelle tenebre astratte, e che – complici episodi del calibro di “Black Castle Butcher”, “Zealous Depopulation”, la title-track o “The Devil’s Work Is Never Done” – immortala il quartetto americano in uno stato di forma invidiabile, alle prese con quello che è sicuramente uno degli highlight death metal di questo 2025 già ricco di uscite eccellenti.