7.5
- Band: DREADNOUGHT
- Durata: 48:50
- Disponibile dal: 10/05/2019
- Etichetta:
- Profound Lore
- Distributore: Audioglobe
Spotify:
Apple Music:
Ancora una volta la Profound Lore si aggiudica un’interessante band della scena doom contemporanea, capace ancora una volta di dire la sua all’interno di un affollatissimo calderone di band fotocopia e iperderivative. I denveriani Dreanought riprendono le tonalità nostalgiche e malinconiche di certo doom emotivo (à la Subrosa, per intenderci) e le riprendono con la loro capacità di tecnica e gusto eclettico, già ampiamente riscontrabile nei precedenti tre album, soprattutto con “A Wake In The Sacred Waves” del 2017.
“Emergence” si offre in tutta la sua ricchezza monolitica, epica e maestosa, capace di acquietarsi e di graffiare letalmente allo stesso tempo, e nel far questo offrire sempre una performance musicale che raramente è presente in questo genere. Sicuro merito dei musicisti in campo: prima di tutti la cantante/chitarrista/flautista Kelly Schilling, e di seguito il batterista/sassofonista Jordan Clancy, Lauren Vieira alle voci e al piano e Kevin Handlon sia al basso che al mandolino. “Pestilence” è infatti in grado di offrire ciò che di più granitico il quartetto del Colorado abbia voluto mettere in gioco con questo quarto lavoro: ricchezza timbrica, magma di distorsioni e scream vocals, ritmiche pulsanti e incombenti eppur cangianti e mai eccessivamente ridondanti. Si è parlato di progressive-doom, talvolta, ma sembra forse eccessivo parlarne in questi termini. Sicuramente le influenze in gioco sono molteplici: si va da certa musica da camera alle lezioni del folk, al post-metal e a certa musica alternativa. I temi sono, per lezione del gruppo, ancora legati al contatto con la natura, i suoi cicli antichi, le sue trame ancora misteriose. Le partiture sono articolate e il ‘dispari’ viene fuori, arricchendo la potenza espressiva di un genere, come il doom, abbastanza minimalista. In questo senso timbriche e partiture arricchiscono molto “Emergence” ma è sicuramente il gusto e il caldo abbraccio sonoro che rendono l’ascolto interessante, autentico e piacevole. Nella meravigliosa “The Waking Realm”, ad esempio, siamo in grado di avere una controparte sinuosa, epica, dilatata eppure, allo stesso tempo, legata indissolubilmente allo spirito post-metal d’ultima generazione, che prende ascoltatori dal post-rock e dal vecchio stilema Candlemass. In “Besieged”, invece, è ancora più esplicita la personalità progressiva del quartetto di Denver, che si presenta nel modo più personale e interessante, così come nella suadente e successiva “Still”, ancestrale e bucolica.
Difficile oggi non tenere da conto i Dreadnought quando si parla di nuova scena atmospheric doom. Difficile, soprattutto, trovare ancora una volta una band che riesce a contaminare un genere così monolitico in un qualcosa di più ampio e magniloquente, senza rifarsi a produzioni gigantesche, compressioni o trovate post-prodotte, ma legandosi ancora alla musica in sé, a timbri ed esperienze più ampie.