6.0
- Band: DREAM EVIL
- Durata: 00:51:15
- Disponibile dal: 26/05/2017
- Etichetta:
- Century Media Records
- Distributore: Sony
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I Dream Evil, il progetto nato dalla mente del produttore e chitarrista svedese Fredrik Nordström, si sono ritagliati un loro spazio all’interno della scena heavy metal più tradizionale, inizialmente grazie al richiamo di alcuni nomi di spicco, come Gus G. e Snowy Shaw (poi partiti verso altre avventure musicali), e rafforzato in seguito dalla buona qualità dei primi lavori dati alle stampe. Certo, niente di innovativo, forse qualche cliché di troppo, ma comunque una band degna di attenzione. Questo, purtroppo, fino all’ultimo album, “In The Night”, pubblicato nel 2010, che mostrava già una certa staticità compositiva, staticità che, ahimè, troviamo ancora più accentuata in questo “Six”, sesto album del gruppo, ed ennesimo album all’insegna dell’heavy metal della vecchia guardia. Judas Priest, Dio, Accept, Saxon, Thin Lizzy… nelle vene dei Dream Evil scorre buon sangue, non possiamo negarlo, ma la formazione svedese sembra ormai avviata verso quel pericolosissimo sentiero, fatto di brani riciclati e fatti con lo stampino, ben prodotti, ben suonati ed inesorabilmente anonimi. Troviamo rocciosi brani autocelebrativi con cori epici (“Dream Evil”); canzoni veloci con la doppia cassa spianata che corre come un treno (“Antidote”); episodi più catchy ed ammiccanti (“Sin City”), alternati ad altri più maligni e oscuri (“Six Hundred And 66”). Ogni tanto il citazionismo si fa un po’ troppo pronunciato, ad esempio nelle linee vocali di “The Murdered Mind”, che sono un mezzo furto a “Turbo Lover” dei Priest; oppure nel riffing di “Too Loud”, che pare trapiantato direttamente dai solchi di un “Holy Diver” o di “The Last In Line” del buon vecchio Ronnie James Dio. E’ un brutto album? No, non possiamo dire questo: probabilmente i fan della band saranno felici di trovare esattamente ciò che si aspettano e non manca qualche episodio di buona fattura, come la conclusiva “We Are Forever”, ma a nostro parere i Dream Evil, dopo averci fatto attendere quasi sette anni, hanno perso gran parte della loro freschezza. Ci auguriamo che si tratti solo di un mezzo passo falso e, coerentemente col titolo dell’album, regaliamo loro una sufficienza risicata.