10.0
- Band: DREAM THEATER
- Durata: 00:56:55
- Disponibile dal: 07/07/1992
- Etichetta:
- ATCO Records
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Il progressive metal nasce ufficialmente nel 1992. Affermazione discutibile, ma non del tutto sbagliata. Già attorno alla metà degli anni Settanta formazioni storiche appartenenti al rock progressivo come Rush e King Crimson manifestano un concreto indurimento nel mood generale dei loro album, mentre il percorso inverso sembrano compierlo i Black Sabbath con “Sabbath Bloody Sabbath” e “Sabotage”; ma è a cavallo della metà del decennio successivo che un’idea più concreta di progressive metal si fa avanti, con Queensryche e Fates Warning che rilasciarono rispettivamente nel 1984 e nel 1985 “The Warning” e “The Spectre Within”; persino Iron Maiden e Mercyful Fate provano a dare una loro versione di quella che potrebbe essere una versione progressiva del metal classico con “Seventh Son Of A Seventh Son” e “Don’t Break The Oath”; ma è solo con l’opera seconda di una band proveniente dal Berklee College Of Music di Boston che il progressive metal diventa reale e concreto. È il 1988 ed i Dream Theater hanno appena pubblicato il loro debutto “When Dream And Day Unite”: l’album è andato abbastanza bene a livello di vendite, ma durante il tour seguente la band si rende conto che il cantante Charlie Dominici è troppo limitato a livello vocale e senza pensarci troppo lo allontana dal microfono. Due lunghi anni dura la ricerca di un nuovo vocalist, che viene trovato, dopo l’ascolto di un nastro, nel canadese Kevin James LaBrie, cantante della hair metal band Winter Rose. Inizia la stesura del successore di “When Dream And Day Unite”, che avviene in contemporanea con il cambio di etichetta, dalla Mechanic Records alla ATCO Records. I brani, tutti composti durante lunghe sessioni di improvvisazione tra tutti gli elementi del combo bostoniano, sono complessi ed ambiziosi e, grazie alla voce di LaBrie, assumono una maestosità solo intuibile con Dominici. È il 7 luglio 1992 e “Images And Words”, registrato tra ottobre e dicembre 1991, esce in tutto il mondo, dando concretezza al termine ‘Progressive Metal’. Dietro ad una suggestiva copertina e ai termini ‘music’ e ‘lyrics’ sostituiti all’interno del booklet da ‘images’ e ‘words’, c’è un album epocale, che si apre con “Pull Me Under”, introdotta dolcemente da note di chitarra suadenti che all’improvviso vengono aggredite dagli altri strumenti aprendosi ad un riffing roccioso, supportato in maniera perfetta dal fraseggio di tastiera di Kevin Moore, protagonista e non gregario nell’azione. La voce di James LaBrie è perfetta in questo contesto e guida il brano ad un chorus tanto aggressivo quanto catchy, tanto da fare finire il brano, senza alcuna spinta, nella heavy rotation di MTV e delle principali radio generaliste. “Another Day” mostra il lato più dolce dei Dream Theater, in un brano sognante e delicato, arricchito dal sassofono dell’ospite Jay Beckenstein e da un solo a dir poco emozionale di John Petrucci. Ma è giunto il momento anche per Portnoy e Myung di mostrare doti tecniche inarrivabili, e questo momento prende il nome di “Take The Time”, brano caleidoscopico, che muta continuamente mostrando soluzioni ritmiche incredibili pur mantenendo una base concreta; da segnalare la frase ‘Ora che ho perso la vista ci vedo di più’, in italiano, campionata dal film “Nuovo Cinema Paradiso” di Tornatore, da un’idea di Kevin Moore. Nuovamente emozioni sulle note di “Surrounded”, che parte in maniera pacata per aprirsi ad un brano solare e vitale, composto da molteplici suggestioni sonore che si alternano ad ognuno dei numerosi cambi ritmi, per poi calare e spegnersi delicatamente, creando una vera e propria spaccatura con l’assoluto capolavoro contenuto in “Images And Words”, “Metropolis – part. 1: The Miracle And The Sleeper”, oltre nove minuti di pura tecnica che portano a una fusione strumentale totale, cambi ritmici ed assoli a profusione con un flebile fil rouge a guidare l’intero comparto musicale, per un brano che regala emozioni diverse ed un’esperienza nuova ad ogni ascolto. “Under A Glass Moon” è un altro pezzo che alterna emozioni e situazioni, aprendosi in maniera epica, per poi mostrare i muscoli, lasciare una parte centrale più rilassata ed infine gettarsi nella più complessa sperimentazione ritmica, gestita al meglio dalla coppia Myung-Portnoy. “Wait For Sleep” è una parentesi onirica ed impalpabile, che vede un enorme James LaBrie mostrare ancora una volta personalità da vendere duettando con un delicatissimo Kevin Moore per centocinquanta secondi di poesia. La conclusione più logica di questo album è la lunga suite “Learning To Live”, oltre undici minuti di tecnica, cambi ritmici ed atmosfere che bene riassumono tutto ciò che abbiamo ascoltato dall’inizio ad ora, rievocando una moltitudine di stati d’animo e di atmosfere in maniera eccellente. Prodotto in maniera oggettivamente perfetta, “Images And Words” doveva inizialmente contenere anche la suite “A Change Of Seasons”, per altri ventitre minuti di durata, rilasciato poi in accordo con la label come EP nel 1995. Questo disco è considerabile come la pietra angolare di tutto il progressive metal, ha creato una miriade pressochè infinita di nuove band desiderose di imitare le gesta dei cinque di Boston ed è stato celebrato dal vivo per intero nel 2007 e nel 2017. Oggettivamente uno dei capolavori della storia del metal.