8.0
- Band: DREAM UNENDING
- Durata: 00:45:10
- Disponibile dal: 19/11/2021
- Etichetta:
- 20 Buck Spin
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Con i Tomb Mold in pausa e una pandemia che non accenna a mollare la presa, il chitarrista dei death metaller canadesi, Derrick Vella, ha finalmente trovato il modo di concretizzare un’idea che gli frullava in testa da tempo, ovvero quella di dare vita a un progetto che vertesse maggiormente su sonorità death-doom, con un occhio di riguardo per certe atmosfere sognanti. Il partner ideale per raggiungere un tale traguardo è stato trovato nella persona di Justin DeTore, veterano dell’underground hardcore e metal statunitense, già batterista e cantante in gruppi come Innumerable Forms, Sumerlands, Mind Eraser e Boston Strangler, fra i tanti. Sotto la supervisione dell’affermato produttore Arthur Rizk è così nato “Tide Turns Eternal”, primo album dei Dream Unending, un lavoro che appunto vede il duo muoversi sul terreno di un death-doom elegiaco, i cui suoni spesso si aprono su scenari immaginifici e iridescenti, invocati da arpeggi e suggestioni floydiani, le cui vibrazioni possono evocare il tremolio della luce del sole che sorge. Vi è senza dubbio un forte elemento death metal e funeral doom alla base del lavoro, in particolare quando il growling e il pedale della cassa di DeTore iniziano a prendere a pugni lo stomaco e al contempo si solleva un muro imponente di chitarre, tuttavia il disco si fa subito ricordare anche e soprattutto per le sue aperture più soft: il suono tetro e possente tipico del genere di partenza viene qui filtrato dalla sensibilità personale di Vella, che costruisce i suoi spunti chitarristici in chiaroscuro, dipingendo tenui atmosfere che, come accennato, oscillano tra l’onirico e il malinconico. In certi momenti sarà probabilmente inevitabile pensare a Evoken ed Esoteric, mentre in tanti altri sarà l’ombra degli Anathema con Darren White alla voce a fare capolino, con in particolare un’opera come il capolavoro “Pentecost III” a ricoprire il ruolo di luce guida nella fioca alba sul mare descritta dalla musica di brani come “Adorned In Lies”, l’omonima “Dream Unending” o la titletrack.
Il risultato è una proposta di una emotività quasi palpabile, percepibile tanto nei momenti di maggiore spinta, quanto appunto in quelli più flebili ed estatici. A tutto ciò si unisce un minutaggio complessivo relativamente contenuto, dando la precisa sensazione di come i Dream Unending abbiano lavorato di sottrazione, puntando ad una sintesi grazie a cui l’ascolto non perde intensità neanche per un secondo.
“Tide Turns Eternal” si rivela insomma un disco di alto livello, la risposta affermativa alla domanda se oggi vi sia ancora modo di rielaborare in una chiave interessante e vagamente personale alcuni dei vecchi insegnamenti della leggendaria triade Peaceville. Immergersi nelle profondità della musica confezionata dal duo nordamericano è un viaggio che davvero vale la pena intraprendere.