7.5
- Band: DREAMARCHER
- Durata: 00:18:05
- Disponibile dal: 09/03/18
- Etichetta:
- Indie Recordings
- Distributore: Audioglobe
Spotify:
Apple Music:
I norvegesi Dreamarcher tornano a due anni anni e mezzo di distanza dal debutto omonimo, e lo fanno con un EP. Tre pezzi per poco meno di venti minuti che ci raccontano un piccolo spaccato della zona di Hardanger, della quale il gruppo è originario. Per chi si non avesse ancora avuto modo di ascoltarla, la proposta del quartetto non può essere fatta rientrare nel calderone folk, o del metal con influenze di musica tradizionale. Tutt’altro: il sound dei Nostri è molto moderno, post metal e post rock che si incontrano e si fondono, tra sfuriate debitrici del post black/hardcore più al vetriolo e divagazioni melodiche funamboliche che molto devono ai Mars Volta. Se il primo brano potrebbe essere tranquillamente una outtake del loro primo disco, i tre nuovi pezzi mostrano comunque – pur senza stravolgimenti stilistici – una band cresciuta e più a fuoco per quanto riguarda il songwriting. “Dalen” è dotato di un gusto melodico innegabile e di un ritornello che si stampa in testa, mentre il brano di chiusura, “Omuta”, ci mostra il lato più intimista e cupo della musica dei Dreamarcher. E’ il pezzo più complesso in termini di struttura, nel quale è proprio questo mood plumbeo a fungere da filo conduttore. Una menzione d’obbligo va al ruolo – delicato e pregevolissimo – del violino, unico strumento che si ricollega direttamente ed esplicitamente alle tematiche trattate (il violino è stato, in questa regione particolarmente isolata, vittima nell’800 del fanatismo religioso, in seguito all’accusa di essere strumento del diavolo ed evocatore di demoni). Un lavoro piacevole, molto meno solare del precedente (dunque più Converge e meno Deafheaven) ma davvero troppo corto, soprattutto pensando alla complessità del tema che la band ha inteso sviluppare. In ogni caso, i Dreamarcher riescono, ancora più che in passato, a farsi apprezzare anche da chi non ama tutto ciò che è incasellabile come ‘post’. Un buon antipasto, in attesa del prossimo album.