6.5
- Band: DROWNING POOL
- Durata: 00:48:58
- Disponibile dal: 22/01/2016
- Etichetta:
- Napalm Records
- Distributore: Audioglobe
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La biografia dei Drowning Pool, come noto, non è delle più fortunate, con ben quattro cantanti avvicendatisi dietro il microfono in cinque dischi. Dopo la tragica scomparsa di Dave Williams, il carneade Jason ‘Gong’ Jones e il fuggitivo Ryan Mc Combs, la band texana sembra aver trovato una certa stabilità con l’ingresso in formazione di Jason Moreno, cavallo di razza dall’ugola più che mai adatta per accompagnare le galoppate modern hard-rock dei ‘nuovi’ Drowning Pool. Dopo l’ottimo “Resilience”, c’erano buone aspettative per “Hellelujah”, sesto full-length che sembra voler alzare il livello di cattiveria – almeno a giudicare dall’artwork e dai titoli delle canzoni -, ma perde un po’ in freschezza rispetto al suo predecessore. Come da tradizione, la partenza è lanciata con la tripletta formata da “Push”, By The Blood” e “Drop” – tre pezzi perfetti per gonfiare ulteriormente i muscoli di wrestler e marines, ovvero il pubblico ideale di CJ Pearce e soci -, ma ci si diverte anche con il post-grunge di “Hell To Pay” (con una strofa in odore di Puddle Of Mudd), la finta cattiveria di “We Are The Devil” e il ritornello da ‘molle sugli anfibi’ di “Snake Charmer”. La marcetta di “My Own Way” innaugura un Lato B meno ispirato, dove spiccano solo la ballad “Another Name” e la granitica “Meet The Bullet”: il resto della tracklist non è sicuramente da buttare, ma resta l’impressione che un minutaggio più ridotto avrebbe giovato alla fluidità d’ascolto, nonché alla valutazione finale. Un piccolo passo indietro rispetto alla resilienza di tre anni fa, ma Moreno e soci – freschi di contratto con la Napalm Records, diventata come il campionato cinese o americano per le ex-stelle del nu-metal -, cadono anche stavolta comunque in piedi.