6.0
- Band: DROWNING POOL
- Durata: 00:37:12
- Disponibile dal: 30/09/2022
- Etichetta:
- Universal Music Enterprises
Spotify:
Apple Music:
A prescindere dagli effettivi meriti musicali, è difficile non provare un po’ di simpatia per i Drowning Pool: colpiti, dopo l’entusiasmante debutto (“Sinner”, del 2001), dalla prematura dipartita del cantante Dave Williams nel 2002 e da allora incapaci di trovare stabilità dietro al microfono – dalla meteora Jason Jones all’ex Soil Ryan McCombs – fino all’arrivo di Jasen Moreno, in forza da dieci anni e primo cantante a tagliare il traguardo dei tre album registrati con la band. Se il suo debutto, “Resilience” del 2012, sembrava aver dato nuova linfa vitale alla band texana, già il successivo “Hellelujah” aveva ridimensionato un po’ le aspettative, e quest’ultimo “Strike A Nerve” purtroppo non inverte la tendenza. Introdotto da una delle copertine più brutte di sempre – “il mio falegname con trentamila lira lo faceva meglio”, direbbe qualcuno – il settimo album dei Drowning Pool sembra fosse già pronto da almeno tre anni ma vede la luce solo ora, e sarebbe fin troppo facile dire che non se ne sentiva il bisogno. I fasti del nu-metal di “Bodies” (il loro anthem forse più conosciuto) sono ormai lontani, ma in ambito alternative metal/hard rock moderno canzoni come “Stay And Bleed”, la title-track o “Choke” hanno ancora un loro fascino, grazie ad un riffing semplice ma efficace e alla sempre valida timbrica del pluricitato Moreno. Interessante anche la scelta di prevedere alcuni passaggi più heavy, come “A Devil More Damned” o l’omaggio a Dimebag Darrell e Vinnie Paul dei Pantera con la la conclusiva “Mind Right”, ma ad abbassare il giudizio, più che la mancanza di originalità, sono brani privi di mordente (“Racing To A Red Light”, la ballad “Everything But You”) o al limite dell’autoparodia (“Down In The Dirt”, una replica scolorita di “Bodies”). Tra luci e ombre, i sei anni di silenzio discografico avrebbero potuto e dovuto essere utilizzati meglio, ma l’impressione è di una band che vive di rendita per quanto fatto ormai più di vent’anni fa.