DRUDKH – Кров у наших криницях (Blood In Our Wells)

Pubblicato il 12/04/2023 da
voto
9.0
  • Band: DRUDKH
  • Durata: 00:50:03
  • Disponibile dal: 23/03/2006
  • Etichetta:
  • Supernal Music

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Per chi vive di black metal, l’Ucraina è un luogo carico di significati, in cui questa musica ha assunto un’importanza simbolica molto marcata e una popolarità fuori dal comune. In generale, in tutto l’Est Europa le band che suonano questo genere hanno assunto dei tratti distintivi caratteristici, assorbendo le tradizioni provenienti dal folklore locale e dalla situazione geopolitica in cui i loro paesi versano e, parlando proprio di identità e vicissitudini storiche, è difficile trovare un paese con un passato ed un presente più tribolato della nazione che ha come simboli il cielo ed il grano, e che, forse per questa ragione, ha sempre vissuto su un nazionalismo così forte. Tutto ciò ha decisamente influenzato i musicisti ucraini sia da un punto di vista compositivo, con l’inserimento di parti folk, sia da quello tematico, in quanto il loro spirito patriottico è presente in modo costante nei testi e negli atteggiamenti, con alcune band che hanno sfondato il muro che porta all’NSBM ed altre che, seppure per poco, sono rimaste nei confini dell’eticamente corretto.
Il numero di gruppi dediti alla Fiamma Nera nel paese è veramente elevato, ma è innegabile che tra i più importanti, per longevità e per qualità delle uscite, ci siano i Drudkh, nati a Kharkiv nel 2002 ed autori di tre album prima di arrivare all’oggetto di questa recensione, “Кров у наших криницях (Blood In Our Wells)” del 2006. Come vedremo in seguito, riferimenti storici e letterari sono sparsi ovunque, tanto che il titolo stesso è tratto da un un lavoro di Oleh Olzhych, poeta ed attivista politico, e l’intera opera è dedicata a Stepan Bandera, sorta di controverso eroe nazionale e figura divisiva come poche altre. Non c’è da stupirsi che l’artefice di tutto ciò sia il chitarrista/bassista Roman Saenko: parliamo di una figura chiave nello sviluppo del black metal ucraino, sia sotto il profilo musicale sia sotto quello concettuale, carismatico fondatore della band, attivo con altre formazioni come Hate Forest, Precambrian e Blood Of Kingu, nonché insegnante di storia; gli altri due protagonisti sono il cantante Thurios ed il batterista Amorth, entrambi impegnati anche alle tastiere. La componente che più colpisce in questi sei pezzi è certamente quella emotiva, la capacità di saper trasportare l’ascoltatore in epoche lontane e fargli letteralmente respirare la sofferenza di un popolo la cui storia è colma di tragedia e sventura e, in questo senso, la scelta di utilizzare la lingua madre rende tutto l’insieme ancora più suggestivo e ricco di un fascino tormentato. Il viaggio a ritroso ha inizio con “Nav'” – termine ucraino traducibile con ‘forse’ – un breve strumentale che ha il compito di catapultarci in un passato remoto, tra campionamenti e voci che sembrano provenire direttamente da uno dei periodi storici più crudeli che l’Ucraina abbia mai vissuto, ossia la Grande Carestia a cavallo tra le due Guerre Mondiali. “Furrows Of God” è un pezzo lungo ed articolato, in cui le parti black sono arrembanti ma sempre accompagnate da tastiere che ne smorzano il furore e intervallate da frequenti intermezzi acustici, i quali contribuiscono piuttosto a creare un’atmosfera imponente; le liriche sono ispirate ad un’opera del 1980 della poetessa Lina Kostenko, e sembrano parlare di come ci si debba abbandonare in modo fatale allo scorrere del tempo. “When The Flame Turns To Ashes”, se possibile, è ancora più evocativa: una breve introduzione folk lascia subito spazio ad una voce straziante e, soprattutto, ad un assolo di chitarra melodico e toccante, che di black metal ha veramente poco e che rappresenta una sorta di pianto; il lavoro della sei corde è notevole anche a livello di riffing ed accompagna i versi tratti anche questa volta dal lavoro di un illustre intellettuale ucraino, Olekandr Oles. Il momento più solenne del disco non poteva che essere ispirato a Taras Shevchenko, pilastro della letteratura ucraina e simbolo di un’intera nazione: i dodici minuti di “Solitude” trasudano dolore, sofferenza, rassegnazione (“Con dolore/Non posso nominare il mio destino/Perché ormai non ne ho più uno“), con strumenti folk e tradizionali integrati alla perfezione nel tessuto black metal; i ritmi sono lenti, scanditi da una batteria secca e lineare e da una chitarra che si esprime in toni acuti, in quella che, con un ossimoro, si potrebbe definire una ballata estrema. “Eternity” è introdotta da cornamuse slave e si sviluppa in un folk black metal epico e maestoso, con la voce più ruvida e sgraziata, che nuovamente declama i versi di uno scritto, in questo caso un lavoro di Yuriy Klen del 1929, e la sei corde che, ancora una volta, si sbizzarrisce in un solo che si potrebbe pensare fuori luogo ed invece suona perfetto. La conclusione è affidata alla quasi strumentale “Ukrainian Insurgent Army”, il cui breve testo vuole essere una maestosa celebrazione della grandezza militare dei Cosacchi (“Teste di Cosacchi sono cadute vicino al fiume…/La loro gloria non morirà, non sarà dimenticata…“). In un contesto pressoché perfetto, un cenno lo merita anche l’artwork, con la suggestiva copertina tratta da un quadro intitolato “Last Journey” del pittore russo Vasily Perov.
“Blood In Our Wells” è la voce di un popolo e dei suoi patimenti, probabilmente l’opera più poetica, profonda ed immersa nella cultura delle proprie radici (insieme a “Голос сталі” dei Nokturnal Mortum), apice di una scena che ha dato tantissimo, nonché una delle massime espressioni in assoluto del black metal più atmosferico. I Drudkh, sempre guidati da Saenko e Thurios (Amorth lascerà subito dopo quest’album), continueranno a produrre album che vanno dal buono all’eccellente fino ai giorni nostri, ma questo capolavoro rimane per ora ineguagliato.

TRACKLIST

  1. Навь (Nav')
  2. Борозни богів (Furrows Of Gods)
  3. Коли пломінь перетворюється на попіл (When The Flame Turns To Ashes)
  4. Самітність (Solitude)
  5. Вічність (Eternity)
  6. Українська повстанська армія (Ukrainian Insurgent Army)
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