6.5
- Band: DRUG HONKEY
- Durata: 00:50:00
- Disponibile dal: 05/05/17
- Etichetta:
- Transcending Obscurity
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Noti forse più per la temporanea militanza di Blake Judd (Nachtmystium) nelle loro fila che non per la loro produzione, i Drug Honkey continuano imperterriti nella loro proposta a cavallo tra doom, estremismi e derive varie, e sempre nascosti dietro pseudonimi contenenti Honkey come patronimico, simili a dei Ramones votati al dolore più marcio. L’album scorre abbastanza piacevolmente, e tutto sommato segna qualche evoluzione rispetto ai precedenti lavori; ci sono alcuni brani che si stagliano con forza sopra la media: “Sickening Wasteoid” è uno strano ma efficace connubio tra doom metal e space rock, in cui sulle chitarre rarefatte, i larsen e i feedback si innesta un cantato cangiante e molto effettato con una cadenza vagamente ossianica, decisamente accattivante (e a tratti da brividi). Su “Cloak Of Skies” aumenta la decostruzione dello spazio-tempo: la batteria, con le sue cadenze doom, resta l’unico strumento canonico, mentre le chitarre volteggiano su puri armonici sempre di più, la voce diventa un gorgheggio (quando non un mantra) e compare persino un sassofono quasi atonale – presumibilmente campionato – e decisamente efficace. Anche “Outlet Of Hatred” mantiene in parte il tappeto di effetti che costituiscono l’elemento di forza dei brani appena citati, ma il ritmo si fa qui più ossessivo e le variazioni vocali meno marcate, che è poi il problema del resto dell’album: di fronte a tre brani interessanti, l’altra metà dell’album resta più anonima, fatto salvo il remix dell’opener “Pool Of Failure” ad opera di Justin Broadrick, posto in chiusura del lavoro. Il loro sound complessivo, quando funziona, si rifà con capacità sia ai brani più dilatati dei succitati Nachtmystium che ai Godflesh dello stesso Broadrick, nonché a certe variazioni contemporanee che esplorano lo spettro sonoro posto tra doom e post-black: quando riusciranno a tenere questi livelli per l’intera durata di un album, usciranno sicuramente dal loro relativo anonimato.