5.0
- Band: DRYOM
- Durata: 00:56:48
- Disponibile dal: 06/04/2015
- Etichetta:
- Solitude Prod.
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Non si conosce molto di questa band che arriva dalle fredde lande russe. Questo debutto su Solitude Productions si compone di quattro lunghe tracce e segue una demotape di alcuni anni fa. La proposta dei Dryom, avvolti dal mistero e dalle nebbie lugubri e tetre di un paesaggio siberiano, oscilla tra il funeral death ed un doom metal catacombale che si rifà molto alle gesta dei mai dimenticati Skepticism. L’atmosfera sembrerebbe quella giusta: l’ascoltatore viene catapultato in un luogo sconosciuto e poco rassicurante e viene stordito dalla lentezza quasi mefistofelica e tragica nell’incedere apocalittico delle ritmiche che mai superano i 50 bpm a battuta. Traspare un’annichilente forza che arriva da qualche luogo che non si trova sulla terra ascoltando l’abissale lentezza di “Risunok” resa marcescente da un salmodiare demoniaco della voce. Ci sono passaggi che richiamano la maestosità dei grandi Thergothon non arrivando ad avere la personalità di questi ultimi. Non sempre però ascoltando l’album si ha la sensazione che la loro proposta sia vincente ed interessante, infatti la parte centrale dell’opera è testimonianza di noia e superficialità compositiva. I Dryom purtroppo in molti frangenti si perdono nella ripetitività che già il genere porta nella propria mappatura genetica, concedendo davvero poco ad interventi più originali e meno abusati. Il funeral death proposto è troppo scolastico e prevedibile nelle soluzioni chitarristiche prive di fantasia e nelle metriche rese noiose da un incedere sempre uguale. Si conosce in anticipo cosa succedere al prossimo giro o alla prossima battuta. Sono buone le atmosfere riprodotte ma manca ancora qualcosa a livello compositivo. Anche le divagazioni un po’ più melodiche e malinconiche sono sì di buon impatto emotivo ma non giovano nell’insieme a rendere davvero interessante l’intero lavoro. A volte essere misteriosi ed oscuri non è tutto per portare avanti un discorso artistico coerente e personale. Un disco consigliato a chi davvero è fan e vuole conoscere tutto di un sottogenere troppo elitario per essere interpretato da chiunque. I Dryom purtroppo fanno parte di quest’ultimi.