6.5
- Band: DUIR
- Durata: 00:30:53
- Disponibile dal: 16/02/2018
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I veronesi Duir giungono al secondo demo/EP autoprodotto in relativamente breve tempo dalla loro fondazione, avvenuta nella città scaligera nel 2013. Dopo il primo vagito self-released, il demo “Tribe”, nel quale il gruppo ha messo in mostra un sufficiente appeal impostato su sonorità folk-death metal da battaglia, molto vicine a quanto proposto da band storicamente nella scena quali Suidakra e Cruachan, e dopo qualche aggiustamento di lineup, oggi i Nostri si ripresentano al cospetto dell’underground veneto e tricolore con un prodotto più valido sotto tutti i punti di vista, il qui presente “Obsidio”. Composto da sei tracce per un minutaggio poco sopra la mezzora, la nuova prova dei Duir non rivoluziona certo lo stile ben insito nel loro DNA, bensì lo matura e lo rende più consapevole delle proprie possibilità: il folk di stampo celtico, ben promulgato attraverso la cornamusa di Thomas Zonato, viene miscelato al thrash, al death ed al black metal per un risultato che appare omogeneo nonostante le svariate influenze portate dai ragazzi all’interno di questo disco. La crescita, oltre che sul piano strettamente strumentale e stilistico, si nota anche sul versante lirico, dal momento che fanno breccia ben due brani cantati in italiano, a dire il vero i due più interessanti e riusciti, a nostro parere. Dopo l’intro ambient “Inconscio”, redivivo di alcuni richiami all’oscuro dungeon synth di norvegese memoria, è proprio la prima canzone in lingua madre, “Destarsi”, a guadagnarsi subito la palma di miglior pezzo dell’EP: profonda, dinamica, coinvolgente e con ottime melodie, sia vocali che chitarristiche, ben rappresenta il presente del gruppo. Poi arrivano due pezzi ripresi e rivisti dal precedente lavoro, “Rise Your Fears” e “Dies Alliensis”: se il primo dei due si attesta su livelli discretamente piacevoli per il genere, regalando epicità e violenza a piene mani, il secondo è invece più complesso e articolato, pregno di fin troppe soluzioni che non danno un definito orientamento al brano. “Insomnia Seeds” è un’altra cavalcata che mescola aggressive partiture thrash-death ad epici e solenni spunti folk; la band scrive in biografia di proporre ‘epic black metal’, ma di black in “Obsidio” ci sono solo accenni, mentre più chiare sono le influenze thrash e death metal. A tratti possono ricordare i corregionali e affermati Delirium X Tremens, ma la somiglianza non è del tutto compiuta. Chiude il volume la conclusiva titletrack, dove il vocalist Giovanni De Francesco dà bella mostra di sé con un growl vigoroso e abrasivo, mostrandosi più incisivo e personale alle prese con l’italiano. Scritto di una produzione potente e discretamente bilanciata – solo un appunto sul suono di batteria, in diverse situazioni troppo ‘davanti’ al resto – consigliamo un ascolto di “Obsidio” agli amanti del folk-death metal carico d’epos di giorni che furono. Attenderemo sviluppi ulteriori provenienti dai Duir.