7.0
- Band: DUN RINGILL
- Durata: 00:41:51
- Disponibile dal: 01/03/2019
- Etichetta:
- Argonauta Records
- Distributore: Goodfellas
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Nati da un progetto della sezione ritmica degli Order Of Israfel, i Dun Ringill si affacciano sul mercato con qualche capello bianco ma anche con la volontà di creare qualcosa di personale e riconoscibile. Lo scheletro della musica dei Dun Ringill affonda le sue radici nella terra umida e muschiosa del doom, con uno sguardo vintage che posa spesso sugli anni Settanta. I numi tutelari possono essere ritrovati negli imprescindibili Black Sabbath (“Snow Of Ashes”), così come i Cathedral, il cui spettro aleggia sul freakshow grottesco costruito in “Welcome To The Fun Fair Horror Time Machine”. Allo stesso tempo, però, la formazione svedese arricchisce la sua tavolozza di colori grazie alla linfa proveniente da mondi vicini e lontani. L’influenza principale è quella del folk e della tradizione celtica: flauti ereditati dai maestri Jethro Tull (“Dun Ringill”, non a caso, è anche un brano scritto da Ian Anderson su “Stormwatch”), e chitarre acustiche dal sapore antico ed arcano.
Gli echi del passato più remoto, perfettamente esemplificati dalla festosa “Open Your Eyes (And See Happiness and Truth)”, si intarsiano su una solida base elettrica, che spesso strizza l’occhio all’hard rock (“Black Eyed Kids”), creando interessanti contrasti. Tra gli episodi più efficaci, a confermare la buona qualità dell’album, citiamo senza remore “The Door”, trascinante e coinvolgente, con il suo cantato sinistro e ossessivo; e la conclusiva “The Demon Within”, brano dalle molteplici sfumature, impreziosite da un ottimo assolo all’organo hammond dell’ospite Per Wiberg.
“Welcome” non è uno di quei lavoro di facile presa, capace di conquistare come un colpo di fulmine fin dal primo ascolto: si insinua di soppiatto, magari in maniera meno deflagrante, ma lasciando nell’ascoltatore quel retrogusto persistente che lo invoglia a non lasciare questo primo full-length a prendere polvere sullo scaffale.