7.5
- Band: EARTHTONE9
- Durata: 00:51:50
- Disponibile dal: 08/04/2013
- Etichetta:
- Pledge Music
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“IV” non rappresenta solo il quarto sigillo discografico di questa formazione, ma ne incarna il ritorno e il coraggio di rimettersi in gioco in un mercato musicale dove le reunion hanno perso completamente il loro valore artistico. Lasciamo perdere i cenni storici, gli Earthtone9 godono di un fedele seguito che non ha bisogno di sentirsi dire vita, morte e rinascita di una delle band più dotate e allo stesso tempo più sottovalutate del panorama alternative metal mondiale. Giusto invece concentrasi su un disco che guarda avanti, discostandosi dai suoi predecessori in maniera abbastanza netta. Non molti gli ingredienti presenti, tuttavia gestiti in maniera intelligente e consapevole: melodia di fondo ora rimarcata e responsabilizzata, avvento di riff più sporchi, quasi sludgy, la voce di Karl Middleton lontana dall’essere urlante e aggressiva, ma, al contrario, distesa e interpretativa. Questi ragazzi sono cresciuti e la loro idea di musica è cresciuta con loro, staccatasi dalla linearità detonante di quell’ibrido hardcore-metal a favore di una maturazione artistica che non può fare a meno di guardare tutto ciò che è successo nel decennio perso. Nel procedere con l’ascolto, le dieci tracce sono scandite a dovere da sensazioni differenti, legate però strette da un ingarbugliato nodo che rappresenta la solida base dell’operato del quintetto inglese. L’EP apripista “For Cause And Consequence” qualche anticipazione l’aveva data; ora i suoni sono duttili e anche articolati: a fare da punto di riferimento sembra essere la mai nascosta passione dei Nostri verso l’operato dei Tool e dei Deftones, dai quali vengono asportati, ai primi, i tessuti molecolari, mente ai secondi una calda ed accogliente pelle levigabile. Le idee dei lavori precedenti non vanno perse, solo combinate in un apparato che non lascia nulla al caso, non sempre perfetto e sorprendente, ammettiamolo, ma senza ogni dubbio ricco di grosse potenzialità. Più lanciate e feroci le tracce d’apertura, “March Of The Yeti” e “Preacher”, mentre le prime nuove invasioni di cui si parlava giungono con “Andersion” – brano pacato e tuttavia costruito sopra un incedere agghiacciante di ritmiche minimali – e con “God Cloud”, inumidita da gorgoglianti chitarre padroneggiate dalla distorsione. Non va infine dimenticato il finale, quella “Occam’s Razor” che sembra essere la legittima erede del testamento mai firmato da Maynard e soci. Ecco, se da un lato l’esaltazione per certi rimandi non può restare nascosta, dall’altro troviamo in questo aspetto un evidente punto debole di “IV”, troppo isolato dal resto della discografia per trovare una netta quadratura del cerchio all’insegna della novità. Su tutto, comunque, risplende la voglia di mettersi in gioco da parte degli Earthtone9, che tornano tra il grande pubblico con brani lontani da banalità e qualsivoglia compromesso, facendo rammaricare molti, magari, ma facendo anche la gioia di chi sperava che, almeno loro, non fossero tornati semplicemente per un banale “Arc’Tan’Gent pt.2”.