6.0
- Band: ECLIPSE
- Durata: 00:39:54
- Disponibile dal: 20/09/2024
- Etichetta:
- Frontiers
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A settembre di un anno fa, gli Eclipse davano alle stampe il discreto “Megalomanium”; ora, a soli trecentosessantacinque giorni (giorno più, giorno meno) di distanza, ecco arrivare l’attesa seconda parte, intitolata semplicemente “Megalomanium II”.
Diciamoci la verità: da una band che negli ultimi tempi è diventata un po’ troppo ripetitiva, componendo brani sempre più catchy e semplici nella struttura, questo poco tempo a disposizione prima di tornare con del materiale inedito non ci fa ben sperare. Il gruppo capitanato da Erik Mårtensson ha scritto alcune delle migliori pagine del melodic hard rock degli ultimi quindici anni grazie a dischi di grandissimo valore, in particolare ci teniamo a menzionare il terzetto formato da “Bleed And Scream” del 2012, il meraviglioso “Armageddonize” del 2015 e “Monumentum” del 2017: ma se da una parte la parabola del successo del quartetto svedese è sempre andata in crescendo, con numerosi tour in giro per il globo terrestre (con un impatto live che, come sappiamo, è notevole!) e svariati riconoscimenti, di contro la varietà sonora del gruppo ne ha risentito parecchio. Anche perchè la strada scelta è ormai quella del pezzo dall’impatto immediato, dalla breve durata (attorno ai tre minuti in questo nuovo album) e dalle melodie facili che si possono memorizzare e canticchiare in brevissimo tempo.
L’energia vibrante che ha sempre accompagnato le produzioni degli Eclipse non manca certo qui: la tumultuosa opener “Apocalypse Blues” – singolo presentato ormai da tempo tramite i vari canali social – lo dimostra, viaggiando subito e con prepotenza su ritmi medio-alti, mostrando possenti riff e poderose linee vocali. I momenti più vigorosi sono anche quelli meglio riusciti: la straripante “One In A Million” esplode su un refrain davvero ricco di pathos, e la travolgente “Divide & Conquer” conquista grazie ai suoi ritmi scroscianti, ad un riff micidiale e a linee vocali vigorose.
Ma nel resto della tracklist pare che la band voglia puntare su brani maggiormente melodici, calando di una tacca il livello di potenza sonora: ad esempio l’altro singolo rilasciato, “The Spark”, è il classico pezzo coinvolgente che si stampa – fin troppo – facilmente in testa con il tradizionale coretto canticchiabile e spensierato in stile “oh-oh”. E l’accoppiata “Falling To My Knees” e “All I Want” continua sulle stesse coordinate, con l’aggravante di una evidente e chiara sensazione di autoplagio.
Se le influenze pop-rock di “Still My Hero” e della lenta “Dive Into You” potrebbero dividere i fan tra chi le trova in linea con lo stile ormai consolidato degli ultimi Eclipse e chi preferirebbe una maggior dedizione verso sonorità più classiche, “Until The War Is Over” riscopre le sonorità western che avevano caratterizzato qualche altro momento già in passato (vedi “Bite The Bullet” da “Wired”, ad esempio), senza però lasciare particolarmente il segno.
Tutto un po’ troppo canonico in questo ritorno discografico degli Eclipse che, come ci aspettavamo, propongono un disco che potremmo definire fatto con la carta carbone, ricalcando ciò che a Mårtensson e soci ha fruttato molto nell’ultima parte della loro ridente carriera. E, forse, questo non è più sufficiente…