8.0
- Band: EDGE OF FOREVER
- Durata: 00:44:00
- Disponibile dal: 06/12/2019
- Etichetta:
- Frontiers
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Alessandro Del Vecchio è un musicista che non ha certo bisogno di presentazioni perché da svariati anni lo si può trovare in svariate vesti (compositore, musicista polistrumentista, produttore, ingegnere del suono) al servizio di un numero sempre crescente di band, come Jorn Lande, Mr. Big, Hardline, Quite Riot, Revolution Saints e molti altri. Gli Edge Of Forever sono però il primo amore di Alessandro, la sua band formata nel lontano 2003 che con il nuovo “Native Soul” sigla il suo quarto disco in studio. Sono trascorsi dieci anni dall’ultima release della band italiana, ma tutto questo tempo non ha certo arrugginito gli ingranaggi di un meccanismo perfetto, qui rinvigorito dalla nuova line-up che comprende il veterano Nik Mazzucconi (Labyrinth) al basso, insieme ai nuovi arrivati Aldo Lonobile (Secret Sphere, Death SS) alla chitarra e Marco Di Salvia (Hardline) dietro le pelli. La nuova musica degli Edge Of Forever si mantiene su coordinate di hard rock melodico. “Three Rivers” apre il disco in modo particolare, questa breve intro infatti viene cantata a cappella da Del Vecchio, che – oltre alle tastiere – ricordiamo si occupa anche di tutte le parti vocali. Segue a ruota la title track, un bell’hard rock muscoloso e melodico che può ricordare il sound di Jeff Scott Soto dei tempi d’oro. “Promised Land” aumenta la dose di melodia ed i cori infarciscono tutto il brano, che si sposta su coordinate più vicine all’AOR. Tecnicamente il gruppo suona in modo ineccepibile, Del Vecchio alla voce è ulteriormente migliorato affinando tecnica e capacità di interpretazione ed il songwriting all’ascolto risulta sempre energico e frizzante, come nell’incalzante “Carry On”, veloce e così melodica da entrare subito in testa grazie ad un ritornello che mette voglia di essere cantato a squarciagola. Aldo Lonobile alla sei corde lascia libero tutto il suo estro che si traduce in una solida sezione ritmica ed in assoli pieni di gusto e tecnica. La produzione, sempre ad opera del cantante/tastierista, mette a frutto tutta l’esperienza maturata in anni di lavoro e collaborazioni con numerose band. “Native Soul” possiede infatti un sound molto determinato, attuale e fresco, che riesce a dare un tocco di modernità a composizioni di per sé molto vicine all’hard rock/AOR degli anni Ottanta e Novanta. Tanta buona musica, canzoni una più convincente dell’altra e zero punti deboli: queste sono le carte vincenti in mano agli Edge Of Forever, che oggi hanno prodotto il miglior disco della loro carriera. Non ci rimane che attendere la band calcare i palchi italiani e sperare che il successore di “Native Soul” non si faccia attendere per un’altra decade.